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VI. Le pillole alimentari di Raspali
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CAPITOLO VI.

Le pillole alimentari di Raspali.

Ma lasciamo il vestibolo, e spingiamo lo sguardo nelle sale interne, ove stanno adunate più di duemila persone giunte da lontani paesi. Duecento garzoni ed altrettante donzelle vanno, vengono, si incontrano, si urtano presso la Rotonda centrale, per levare le imbandigioni da distribuirsi nei ventiquattro emicicli.

Ad ogni tratto nuovi forestieri sopraggiungono. Dappertutto è un ricambiarsi di saluti, di augurii, di strette di mano. Amici e conoscenti, che vivono disgiunti da immensurabili spazi di terra e di mare: uomini che senza essersi veduti mai, per mezzo di un filo miracoloso si ricambiarono per molti anni le aspirazioni e le idee — eccoli riuniti in una sola città, in un sol punto del globo, per assistere ad un nuovo prodigio dell’intelligenza.

In uno dei più vasti emicicli, conversavano a voce alta due personaggi, che al vestito ed al distintivo di nobiltà ond’erano fregiati, mostravano appartenere alla onorata congregazione dei Primati.

— Povera umanità — diceva l’un d’essi, volgendo uno sguardo di commiserazione alla folla. — Povera umanità! Studia! lavora! inventa pure il miracolo onde migliorare la tua condizione, tu starai sempre a disagio nel mondo. La scienza non può soccorrere a’ tuoi bisogni senza crearne dei nuovi. La noia, il desiderio, il dolore aggraveranno eternamente il fardello della vita!... Questa città nel breve corso di un secolo si è estesa di oltre venti miglia in circonferenza. Le più belle, le più utili istituzioni furono qui favorite dalla ricchezza e dalla generosità de’ cittadini. Un migliaio di stabilimenti pubblici e privati si eressero come per incanto nell’ultimo decennio; le case di ospitalità, gli alberghi, i palazzi mobili possono dar ricetto a seicentomila forestieri: nondimeno, ecco venire un giorno in cui il concorso strabocchevole dimostra l’insufficienza dei provvedimenti umani, e i disordini rinascono, la confusione si rinnova, e da ogni parte sorgono grida di malcontento! Nel primo caffè di Milano, fornito di venti fornelli e servito da oltre quattrocento volonterosi, io veggo dei poveri diavoli che attendono da due ore la colazione!

— Tu hai sempre il tuo umor nero, amico Rousseau; — disse un giovane di circa venticinque anni, che portava sulla fronte il doppio distintivo della nobiltà1.

— Convengo che il dipartimento Italia, e sopratutto la famiglia dell’Olona, han molto progredito nella civiltà in quest’ultimo decennio; ma rispetto agli altri dipartimenti di Europa, qui trovo ancora un barbarismo deplorabile. Il progresso, come tu dici, crea dei nuovi bisogni, e guai se ciò non avvenisse! l’uomo diverrebbe stazionario, ovvero camminerebbe retrogrado. Una invenzione, una scoperta qualunque, producendo nuovi bisogni, trae seco di conseguenza altre invenzioni ed altre scoperte — e così l’uomo procede gradatamente a quell’apice di perfezione, che è il fine supremo della vita. Guai allo sciagurato che si arresta a mezzo del cammino! Guai tre volte a colui, che si adagia sul presente, rifiutando i benefizi quotidiani della intelligenza! Quest’oggi parecchie migliaia di persone si trovano a Milano senza albergo e senza vitto — ciò non avverrebbe a Parigi, nè a Napoli, nè a Berlino, quand’anche, in un sol giorno, tutti gli abitatori dall’universo si adunassero in quei centri popolosi. In occasione dell’ultima esposizione, a Parigi v’era un’affluenza quotidiana di circa otto milioni di forestieri, ma in meno di due giorni sui tetti delle case vennero elevati cinque o sei piani di piccole camere in guttaperca, e gli alloggi furono quadruplicati. Quanto alla bisogna del vitto, il provvedimento è ancora più facile. Se a Milano i proprietari degli Alberghi e dei Caffè si fossero provveduti di midollo concentrato di leone, tutti quei poveretti che attendono la colazione da due ore, con una sola pillola potrebbero nutrirsi per l’intera giornata.

— Bella invenzione davvero, le vostre pillole di midollo concentrato! — disse Rousseau, crollando la testa. — I Milanesi non diedero mai prova di tanto buon senso, quanto nel rifiutare questo nuovo metodo di alimentazione, che debilita lo stomaco e priva l’uomo de’ più squisiti piaceri.

— E credi tu, che se in questo momento giungesse a Milano uno speculatore, il quale mettesse in vendita due o tre barili delle mie pillole, non sarebbe un gran benefizio per gli stomachi digiuni?...

Un sorriso di dubbio, quasi di scherno, increspò leggermente il labbro di Rousseau. E già stava per rispondere una amara parola, quando una ondata di giovincelli bizzarramente vestiti irruppe nella sala.

Erano i piccoli banditori del commercio e della industria, venditori di giornali, di zigaretti e fotografie, porta voci di notizie, anticamente denominati barabbini, ed ora distinti col titolo espressivo di demonietti di città. Abbigliati di una semplice blouse di seta color scarlatto, la fronte protetta da un elegante berettino di velluto azzurro, i capelli lunghi e scendenti sulle spalle, la gamba ignuda fino al ginocchio, il piede serrato in uno stivaletto rosso colle calze riverse, di una candidezza incensurabile; snelli, petulanti, loquaci, attraversavano la folla senza toccarla, filtravano nei crocchi, strillavano, sparivano come esseri fantastici.

Il grido di quei piccoli demoni pose fine alla quistione dei due scienziati. Un pallone da commercio giunto da Parigi in quel punto aveva recato a Milano quattromila case di guttaperca e parecchi barili di pillole Raspail preparate col midollo di leone.

All’annunzio inaspettato, tutte le sale furono in moto. I forestieri, che già da parecchie ore languivano a stomaco digiuno, e che non avevano trovato alloggio nella città, assediano la sporta dei piccoli venditori, i quali strillano a tutta gola: — avanti, fratelli! — Una camera per cinque lussi! — Un pranzo in una pillola! — Midollo concentrato di leone! Un vaso di trenta pillole Raspail per sessanta lussi! — Non più fame per un mese! — Non più osti! Palazzi di guttaperca con mobili e senza mobili!!!

— Che il diavolo vi porti! — brontola Rousseau, levandosi impetuosamente dal sedile. E salutando con aria dispettosa il collega scienziato: — amico — gli dice — io non posso reggere a questi orribili spettacoli della umana follia. Le tue pillole di midollo affrettano di due secoli il suicidio totale dell’umanità.

— Il tempo farà ragione delle nostre differenze — rispose l’altro scienziato, il quale era appunto l’illustre Raspail III, inventore dell’alimento omeopatico. — Ma i tuoi sofismi non possono distruggere nel mio cuore la compiacenza che io provo in questo momento!

In meno di un quarto d’ora, i ragazzi aveano infatti esaurita la loro provvisione di pillole; e buona parte dei forestieri, confortato lo stomaco dai sughi efficaci, erano usciti dal Caffè, ciascuno col suo rotolo di guttaperca sotto braccio, che doveva trasformarsi in camera o in palazzo ammobigliato.

  1. Nobiltà ereditaria che si trasmette a quattro generazioni, e nobiltà acquisita o confermata da azioni benefiche.
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