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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Filippo Leers


XI


Agresti Dii, sù quest’opaco altare,
     Che v’alzò de’ Pastor divota cura,
     Con la sua destra Coridone, e giura,
     Che non vuol più l’empia Selvaggia amare.
5Qui le mie labbra, più che assenzio amare
     Pel rio velen di quella bocca impura,
     Lavo con l’onda del bel Fiume pura,
     Perchè sen porti ogni mia colpa al Mare.
O Pastorelli, col coltel radete
     10L’ingrato nome scritto di mia mano

     Sulla scorza del Faggio, e dell’Abete.
Coridon, ch’amò tanto, e pianse invano,
     Su i medesimi tronchi indi scrivete,
     Per miracol de’ Numi have il cuor sano.

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