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XXIII.


Al Tribunal d’Amore un dì n’andai
     E dissi: o sommo Giudice de’ cori,
     Io piansi e piango ogn’or, chè l’empia Clori
     Mio cor si tolse, e nol mi rese mai.
5Rispose l’Avversaria: Io tel rubai?
     Tu mel donasti: or qual s’udìo ne’ Fori
     Legge d’antichi o di novelli amori,
     Che renda io quel, che tu donato m’hai?
E quando (soggiuns’io) l’alma donata
     10T’avessi ancor, giust’è che si ritoglia
     Un sì gran dono a chi si rese ingrata.
Allora Amor che in un giudica, e regna:
     Costei tenga il tuo cor: tu sempre in doglia:
     Ciascun nel suo possesso si mantegna.

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