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L’ARCA ROMANA.
I miei spirti desìan perpetuarsi
oggi sul cielo in grandi simulacri.
O antichi marmi in grandi orti romani!
5Stan per logge e scalèe di balaustri,
con le lor verdi tuniche di muschi.
Negreggiano i cipressi i lecci i bussi
intorno alla fontana ove il Silenzio
col dito su le labbra è chino a specchio.
10Vede apparire dal profondo il teschio
dell’eterna Medusa, la Gorgóne;
vede sé fiso nel divino orrore.
Lamenta i fati il grido del paone.
Tutto è immobilità di pietra, vita
15che fu, memoria grave, ombra infinita.
Un sarcofago eleggo, ov’è scolpita
in tre facce una pugna d’Alessandro;
pieno è di terra, e porta un oleandro.
Quivi masticherò la foglia amara
20del mio lauro, seduto su quell’arca.
Quivi disfoglierò la rosa vana
dell’amor mio, seduto su quell’arca.