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Amor, che m’à ’n comando,
vuol ch’io degia cantare
lo mal dire e contare
che mi fa soferire,
di quella rimembrando5
c’altra più bella, [o] pare,
non por[r]ia rinformare
natur’ a suo podire
e a cui lungiamente
servidore son stato - e leanza10
le porto con fin core e co speranza:
ch’i’ spero ed ò portato
che se fallanza - inver di lei facisse
che gioia e tut[t]o ben fallisse;
per ch’io non falseragio al mio vivente.15
A vita mia falsando
non por[r]ia, ciò mi pare;
be[n] mi por[r]ia alegrare
di tal donna servire,
ca ’l suo pregio ’nalzando20
lo suo viso mostrare
mi fa sovente stare
di gioi a risbaldire.
E poi ch’io ’ncontanente
de la gioi so alungiato, - isperanza25
mi vene e poi mi torna in dubitanza
perchè so adimorato
e ritornanza - non so quando avisse.
E ciò faria, si far potisse,
che fino amore in gioi sia risbaldente.30
Forte potess’eo, stando,
d’amore più durare
mal che mi fa [a] durare
la dimora sentire!
E poi ch’ella, scoltando,35
le piacerà mandare,
piac[c]iale che di stare
o dovesse di gire!
Deu! ben l’ò coralmente
cotanto disiato, - che ’gnoranza40
m’e[ste] venuta cotale speranza;
ca, s’io fossce agiutato,
[i]n disperanza - non crederia venisse
nè null’allegranza sentisse.

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