< Amori (Savioli)
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VII - La Maschera
VI - La Felicità VIII - All'Amica, che lascia la città


A che lo sguardo immobile
     Nella parete hai fiso,
     E sulle braccia appoggiasi
     4Languente il caro viso?
     
Godi, se sai, che t’aprono
     L’aspetto, e gli anni il campo.
     Ahi! le bellezze passano;
     8La gioventute è un lampo.
     
Ecco il figliuol di Semele
     Torna dall’Inde arene:
     I giochi l’accompagnano;
     12Risplendono le scene.

Festeggia a gara il popolo
     Dell’ebbro Dio sull’orme:
     Le vesti ora si cangiano,
     16E i volti in mille forme.
     
Di queste una sull’Adria
     Dall’indolenza nacque:
     Di libertà lo studio
     20Vi si conobbe, e piacque.
     
Così velate e pallide,
     In neri manti avvolte,
     Per l’aria bruna appajono
     44Le afflitte ombre insepolte.
     
Tu no. Le Grazie tacciano
     Sulla celata faccia;
     Ma fra le vesti incognite
     48La tua sembianza piaccia.

O Flora imita, e adornino
     Le rose a te la fronte;
     O la regina fingasi,
     52Che nacque al Termodonte.
     
A stragi usata Amazone
     Sul Simoenta venne.
     Incauta! a che le valsero
     56Le grida e la bipenne?
     
Giacque costretta a mordere
     La mal soccorsa terra.
     Tu vanne inerme, e supera
     60In più leggiadra guerra.
     
Di nuove spoglie accrescere
     I tuoi trionfi io veda,
     Io nelle tue vittorie
     64La più gradita preda.

Mille a te Silfi accorrono
     In sulle lucid’ali,
     Diva progenie, aerea,
     68Che sfugge occhi mortali.
     
Ne’ più remoti secoli
     Giacque ozíosa e oscura;
     Oggi del sesso amabile
     72Commessa è a lor la cura.
     
Gelosi custodiscono
     I nei, l’acque odorate,
     I varj fior, le polveri,
     76Le gemme, e l’onestate.
     
Come vegliaro intrepidi
     La minacciata Inglese?
     Ma il fato è sopra: inutile
     80Pietà sì bella ei rese.

Scendea sul collo eburneo
     Parte del crine aurato,
     Per mano delle Veneri
     84Ad arte inanellato.
     
Questo all’altera vergine
     Degli occhi suoi più caro,
     Cadde improvvisa vittima
     88D’insidíoso acciaro.
     
Ma sorgi omai. S’involano
     L’ore, e la notte avanza:
     Vuoti i teatri affrettano
     92La sospirata danza.
     
Tu pensierosa or dubiti,
     Gemi, e non hai parole;
     Poi ti dorrà che rapido
     96Turbi le veglie il Sole.

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