< Amori (Savioli)
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XIII - All'Ancella
XII - Il Furore XIV - All'Amica offesa

Poichè a carriera insolita
     Tu movi i passi incerti,
     Io guida volontaria
     4Mi t’offro: odimi, e avverti.

Non la terribil Iside
     I sistri a te destina,
     Non ti confida Apolline
     8La Delfide cortina.

Te Deità più facile
     Ad obbedirla invita,
     E la tua donna a Venere
     12Incensi offre, e l’imita.

Delle seguaci Grazie
     Tu adunque accresci il coro;
     Esse gli Amor producono,
     16E scherzano con loro.

Tu puoi tranquilla e libera
     Vegliar le notti intere,
     Prima ai teatri, ed emula
     20Delle Patrizie altere.

Sull’ora, in cui le Plejadi
     Fan lente al mar ritorno,
     Quando vicino annunzia
     24L’augel di Marte il giorno:

Il cocchio allora ai taciti
     Lari stridendo arriva.
     Le faci intorno splendano;
     28Sta pronta: ecco la Diva.

Il non difficil animo
     Conoscerai dal viso;
     Con esso alla mestizia
     32Ti ricomponi, o al riso.

O fidò l’oro in copia
     Sull’ostinate carte,
     E i Re prescelti stettero
     36Per la contraria parte:

O guerra il caro giovane
     Da lieve causa accese,
     E alle discolpe indocile
     40La sua fortuna il rese.

Ed altro allor spettacolo
     Tu sosterrai che pianti:
     Ecco la turba indomita
     44De’ rei vapor volanti.

Da Stige uscita esercita
     In su le belle il regno,
     E imperversando vendica
     48Il raffrenato sdegno.

Ah dal furor domestico
     Difendi i crini aurati:
     Invoca il pronto uffizio
     52De’ suffumigi ingrati.

Pace; da lungo strazio
     Per tua pietà respira;
     Apre le luci attonite,
     56Ricordasi, e sospira.

Ella dovrà commettere
     Le sue discolpe a un foglio?
     Ohimè! non ben convengono
     60Amor soverchio, e orgoglio.

Ma amor può troppo: ei supera,
     E la vergogna esclude;
     Scrive, e lo scritto lacera,
     64Riscrive ancora, e il chiude.

Tu pia, tu consapevole
     De’ più segreti guai,
     Al troppo amato giovine
     68Apportatrice andrai.

Appena in ciel Mercurio
     Di Giove il cenno intende,
     Veste i talari, e rapido
     72La liquid’aria fende.

Deponga il desiderio
     Di morte, e pace speri:
     Adagi il capo languido
     76Su i placidi origlieri.

Tu vola intanto, e penetra
     Nelle nemiche soglie:
     Dal sonno ingiusto scuotasi
     80Chi alla tua donna il toglie.

Oh se per lei non tornano
     I tuoi scongiuri invano,
     Se l’arti tue le placano
     84L’amabile profano;

Te fortunata! invidino
     L’altre la tua fortuna,
     Ed a te cento servano,
     88Mentre tu servi ad una.

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