Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | XIII - All'Ancella | XV - La Notte | ► |
Fra penitenti lagrime
Preda a rimorsi io scrivo:
Che dir potrò? me misero!
4Io t’ho perduta e vivo?
Amor m’assiste: ei gridami:
Scrivi, otterrai mercede.
Ahi verrà meco inutile
8D’un tanto Dio la fede?
Leggi: peccai, non merita
L’atroce error perdono;
Anzi, il dirò? colpevole
12Più che non credi io sono.
Che in un momento arrivisi
All’empietate è rado:
Schiera di lievi agevola
16Ai gran delitti il guado.
Qual troverassi inospita
Piaggia, che mi nasconda?
Ohimè! qual sagrifizio
20Mi purgherà, qual onda?
Va, mostro, ardisci, e supera
La non sanabil onta;
Doma i rimorsi, e intrepido
24I fasti tuoi racconta.
Vanta le nove insidie,
L’arti funeste e vili,
Il profanato ospizio,
28Gl’indegni amor servili.
Ma i giusti Dii svelarono
Lo scellerato arcano,
Ch’io dalle infide tenebre
32Sperai protetto invano.
Dai pianti tuoi principio
Ebbe la nostra pena.
Ahi Citerea medesima
36Potea valerli appena!
Il Nume suo, che m’agita,
In testimonio io chiamo.
Da quel momento orribile
40Sei vendicata: io t’amo.
E già due volte uscirono
L’ore all’usato corso;
Nè cibo, o sonno ai languidi
44Membri recò soccorso.
Per me non oso io chiedere
La pace a te rapita:
Estremo dono accordami
48Vederti, e uscir di vita.
Se l’ira tua non placasi
Al disperato oggetto;
Dell’inflessibil Atropo
52Avrai più duro il petto.
Forse gli Dii ti sciolgono,
Perchè spergiuro io fui?
Ah no: se a te mi rendono,
56Non ti vorran d’altrui.
Obblía le antiche ingiurie
Giunon regina, e moglie,
E vergognoso ai talami
60Il gran Tonante accoglie.