Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | XV - La Notte | XVII - Le Fortune | ► |
Me non tuffò nel Tanai
Braccio di madre Scita,
E non di Scilla inospita
4Il fianco a me diè vita.
Non io crudel spettacolo
Al fondator di Tebe
Nacqui a fraterno esizio
8Dalle incantate glebe.
Ed anco a noi pieghevole
Il cielo anima diede:
Non l’è pietate incognita,
12Non cortesía, non fede.
Il giuro; al cor mi scesero
Le tue dolenti note:
Io sospirai: di lagrime
16Vuoi più? bagnai le gote.
Piansi, e ’l furor che t’agita,
Che a lamentar ti mosse,
Quasi improvviso fulmine
20La vinta alma percosse.
Ma deh pei dì men torbidi,
Ch’or richiamar non lice,
Per me, per te medesima
24Pon fine all’ira ultrice.
Eterna fe, confessolo,
Più volte a te giurai;
Nè, il san gli Dii, giurandola,
28Di spergiurar pensai.
S’altro fu poi, non volgasi
Dell’opra in me la colpa:
Amor del tutto origine,
32Il solo Amor ne incolpa.
Onnipossente, indomito,
Signor d’incerte voglie
Lega a suo grado gli animi,
36E a grado suo gli scioglie.
Che non s’udì dal Tessalo
Deidamía giurare?
Fede giurò perpetua,
40Giurò di ritornare.
Rise Il figliuol di Venere
I giuramenti, e i voti;
E voi, gridò, portateli
44Pel mar Carpazio, o Noti.
Ed aspettò la misera
Le infide vele invano,
E invano al petto ingiuria
48Fè coll’avversa mano;
E invan discinta e pallida
Pianse sul lido incolto,
E i pianti suoi bagnavano
52Al picciol Pirro il volto.
Vuoi più? le leggi ei modera
Amor del sordo fato,
Egli i decreti ferrei
56Segna col dardo aurato.
Ei fu, che agli occhi offersemi
Cara beltà novella,
E coll’usato imperio
60Disse; arderai per quella.
Arsi: tra ’l foco insolito
Tu mi tornasti in mente:
Tuo sdegno, e tuoi rimproveri,
64Tutto ebbi allor presente.
Il Nume io stesso, io supplice
Pregai, sicchè cessasse:
Fei voti, onde men rigido
68Tua preda a te lasciasse.
Ma da sue leggi ir libero
Chi può, se a lui non piace?
Vivo il novello incendio
72Tien coll’eterna face.
D’ogni timor qual siasi
Il Dio mi vuol securo,
Mentre il rimorso togliemi
76Perfin del mio spergiuro.
Eco gentil dolendosi
Del suo crudel Narciso,
In voce ignuda ed arida
80Cangiò le membra, e ’l viso.
Clizia affannosa Driade
In croceo fior cangiata,
Tien volta al caro Apolline
84La faccia abbandonata.
Tregua a sospiri, e a lagrime,
Fine alle tue querele,
Onde gli Dii non t’abbiano
88Pietà così crudele.