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MISIDA, SIMONE, DAVO, LESBIA, GLICERIA.
- Misida
- Naffe, Lesbia, tu dì la verità,
Che si pena trovar un’ uomo, il quale
Sia fedele alla Donna.
- Simone
- Questa è la
Fantesca dell’ Andriana, ne vero?
- Davo
- Ella è dessa si.
- Misida
- Ma questo Panfilo…
- Simone
- Che dic’ella.
- Misida
- Mantenne la promessa.
- Simone
- Ah!
- Davo
- Diavol fallo sordo, o fa colei
Muta.
- Misida
- Perchè comandò, che allevassesi
La creatura, ch’ella partorisse.
- Simone
- Oh Dio, che sento io? non v’ è riparo,
Se Costei dice il vero.
- Lesbia
- Mi racconti
Un animo di un Giovine dabbene.
- Misida
- Dabbenissimo: ma vien drento meco,
Che tu non fossi poi tarda.
- Lesbia
- Io vengo.
- Davo
- Che tiriaca troverò io a questo
Velenaccio?
- Simone
- Ch’è cio? che sia si pazzo
D’allevarsi un figliuolo d’una femmina
Straniera. O scimunito, io l’ho capita
Pure una volta a mala pena.
- Davo
- Che
Dice, ch’egli ha capito?
- Simone
- Questo è il primo
Trovato di costui, che fanno fingere,
Che costei partorisca; perchè vogliono
Sgomentare Cremete!
- Glicerina
- Oime, Giunone,
Lucina, accorri col tuo ajuto, salvami
Te ne prego.
- Simone
- Oh oh ve’, cosi subito?
L’è ben cosa da ridere; poichè
Sentì, ch’ era davanti alla sua porta
Ella si affretta di gridare. O Davo,
Non hai distribuito con molt’ ordine
La cosa, nè a tempo.
- Davo
- Dite a me?
- Simone
- I tuoi scolari non hanno saputo
Eseguire.
- Davo
- Io non so, che vi diciate.
- Simone
- Deh vedi vedi, che scherzi farebbemi,
S’egli mi avesse colto nelle nozze
Vere; ma ora egli si aguzza il palo
Sulle ginocchia. Io già navigo in porto.