Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Prologo | Primo episodio | ► |
coro
Strofe I
Donna, che stai prostrata nel tempio di Tèti, da lungo
tempo, né te ne sèpari,
sebbene io son di Ftía, presso te, che sei d’Asia, qui giungo,
se pure qualche farmaco
per te coglier potessi, per le tue gravi pene.
Ché te con Ermíone stringeva contrasto atrocissimo.
Misera te! Del figlio
d’Achille, entrambe il talamo
v’accoglie, in doppio imène.
Antistrofe I
Pensa al destino, al male rifletti ove sei: coi padroni
t’atfronti, tu che in Ilio
nascesti, che sei donna, con essi che nacquer lacóni.
Il tempio lascia, pingue
di greggi, della Diva marina. A che ti giova
per i soprusi di pianto bagnar, deturpare la guancia?
I piú forti t’opprimono:
puoi contro lor, se debole
sei, tentare la prova?
Strofe
Della Nerèide lascia, su dunque, la sede bellissima.
Pensa che dalla patria
sei lungi, e schiava, ed in città d'estranei.
E nessun degli amici
tuoi presso vedi, o sciagurata, o misera
fra le donne infelici.
Antistrofe II
O donna, colma d’ogni miseria giungesti da Troia
ai tetti dei miei príncipi.
Tranquilla io resto: ché terrore m’agita,
sebbene mi commuove
pïetà, che mi scopra a te benevola
la nipote di Giove.