< Antonio Rosmini
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IX XI


Amava il Rosmini l’Italia d’amore non accademico nè furibondo nè subitano a modo d’ubbriachezza che venga da un bicchiere di più, e che se ne fugga vergognosa col sonno. Rovereto, come suole i paesi in confine, non per ripulsione dall’orbita straniera, ma per attrazione al naturale suo centro, ha sensi italiani più che altre terre più prossime al centro d’Italia: e in tempi quando dell’italianità non si poteva ripetere: Ut pueris placeas et declamatio fias, Clementino Vannetti, che non era un Alfieri, sentiva ribrezzo della denominazione di Tirolese quasi contrapposta a Italiano; e rimase tradizione viva non solo in casa Rosmini ma in tutto il popolo quel sonetto al fiorentino Morrocchesi il qual finisce, che dove cominciano a vedersi

Le case aguzze e tonde le persone,

lì comincia il Tirolo. Scherzi ignobili a questo proposito rammentansi del Vannetti, il quale abborriva i Tedeschi come i Francesi l’Alfieri: ma nè scurribilità nè odio era nelle parole o nell’animo del Rosmini, che il buono lodava dovunque fosse; l’ingiustizia e la barbarie, anco ammantate di religione e di civiltà, abbominava. E a me narrò come gli ferisse il cuore, viaggiando con un Tedesco ingegnoso e buono e affezionato a lui, le campagne famose per le vittorie d’Annibale, sentir quel tedesco, quasi commilitone d’Annibale, rammentare con gioia superba le romane sconfitte, alle quali se altre sconfitte seguivano, l’Italia diventava emporio di mercanti feroci, nè certamente Germania ne avrebbe acquistato civiltà. Le opinioni civili politiche del Rosmini posso attestare che erano, nel fervore della carità, temperate; e che, co’ giovani ragionando, egli riprendeva austeramente ogni eccesso, non già per reprimere i sentimenti generosi ma per risparmiare a loro e alla patria gl’importuni e però dannosi cimenti. La quale austerità verso sè stesso prima che verso altri usava: e al sentire parola men che benevola contro coloro che lui perseguitavano, quella parola respingeva da sè non tanto come tentazione quanto come onta fatta alla sua generosità, e se ne sdegnava co’ suoi più intimi, con quelli a cui l’uomo più apre il cuore, e, se debole (sicuro e di consentimento e d’ammirazione) mostra quasi con vanto le proprie debolezze.

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