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Racconta egli stesso come fino da giovane pellegrinasse per il mondo della scienza, e sognasse nuove regioni non ancora intentate; di che io posso attestare la verità, se a chi lo conobbe facesse di bisogno testimonianza: e sin d’allora disegnava il sapere umano in grandi alberi diramantisi con ordine bello d’unica vita, e si addestrava a comporre quelle tavole maravigliose nelle quali le idee madri si veggono via via generare altre idee, e propagarsi giù giù la feconda famiglia, distintane la legittima discendenza e cognazione e affinità; onde l’astratto rendesi quasi palpabile, e le sottili gradazioni del vero s’incolorano d’intellettuale bellezza. Fin d’allora, amoroso in ogni cosa dell’ordine che centuplica la potenza, e fuor del quale la potenza è distruzione, distribuiva in quaderni la materia delle opere da comporre, e di tali quaderni ne aveva parecchi, anco all’esterna vista decenti e di netta scrittura qual era la sua, testimone anch’essa dell’animo e della mente. Quel che sul primo era un punto quasi impercettibile per lontananza ad occhio inesercitato e debole, aveva a divenire un trattato; come il germe minuto cresce in pianta e quindi in famiglia di piante; come la stella che tremula quasi gocciola lucente nelle acque, e un mondo motore di mondi. Ma l’ampiezza a lui non toglieva l’unità del vedere: e una delle prime cose ch’e’ scrisse è il ragionamento sull’unità dell’educazione, importante a raccomandare massimamente oggidì che la moltitudine delle cognizioncelle del mondo de’ corpi e delle notiziuole d’erudizione sparpaglia e impiccolisce i pensieri e gli affetti; oggidì che l’ammaestrare è distaccato dall’educare, e non si accostano che per azzuffarsi; oggidì che l’uomo privato è tanto diverso dal pubblico, il letterato dal cittadino, il credente dall’operante; che non solo l’arte è nemica alla scienza, ma la scienza e l’arte sono ribelli in sè medesime, e le facoltà dell’uomo combattono l’una coll’altra e lo fiaccano e lo disfanno.