< Antonio Rosmini
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Capitolo XX
XIX XXI


Al Rosmini che aveva già fatti studi di stile accurati, che prima di scrivere meditava, e correggeva poi, e ristampando assai volte ricorreggeva, era più permessa la fretta, in tanta copia d’idee, in tanta urgenza d’occupazioni. E le cose di lui più immediate valgono bene per le più sudate di tanti. Ma è da notarsi che tutta quasi l’Ontologia, ultima delle opere sue, è di sua propria mano; e il comento al Vangelo di Giovanni, steso con ancor più netta e quasi amorosa scrittura del solito, con poche cancellature, com’acqua che zampilla limpida da dolce vena. Sapientemente egli pone com’una delle leggi del bello la facilità; non già la spensierata, l’acquosa, la vana; ma quella ch’è dote di felice natura, effetto d’arte compiuta, premio di faticosi apparecchi, testimonio di potenza e di sapienza tra le quali spira unificante l’amore. E tale facilità era la sua; che que’ tanti volumi de’ quali egli ha arricchito più che l’Italia, poco più di tre ore di dettatura al dì bastarono a scriverli; dettatura sovente interrotta da faccende e da visite, dopo le quali e’ ripigliava il filo a quel punto del ragionamento, a quella parola del costrutto dov’era rimasto. Talvolta nel corso del dettare, una nuova idea gli appariva di subito, quasi ampio prospetto di suolo e di cielo, e come per ispirazione tra di contemplante e di poeta gli si illuminava la mente. E allora gli era forza smettere, sì perchè il nuovo portato richiedeva un’intima nutritura, sì perchè lo spirito per la forza stessa del meditare dalla meditazione distratto, era quasi rapito d’esultazione nella riconoscenza del vero.

Tale in lui la copia de’ concetti che, pregato di compendiare alcun suo lavoro o messosi da sè a riformarlo, nel restringere le cose già esposte, altra nuova distesa di cose gli si apriva dinnanzi; e nel riordinare, altri ordini di concetti gli si venivano generando. Così nel confutare le opinioni altrui o nel sostenere la propria gli si venivano intrecciando alla disputa nuovi pensamenti, i quali meritavano sede propria e distinto lavoro. Peccato ch’egli abbia troppo speso del suo tempo nel confutare, che non separasse questa specie d’inferiore esercizio dalla trattazione delle idee generali. Ma siccome ne’ Padri e in pochi altri autori anco le opere di controversia furono lette e studiate secoli dopo, e saranno da quanti amano consolare il pensiero con quant’ha di più grande l’antichità; il Rosmini così sforzerà a leggere, sebbene con men diletto, anco i suoi libri di controversia, perchè di feconde idee seminati. Ben farebbe opera utile chi di tutti i suoi libri additasse ordinati i luoghi più meditabili, e facesse in tutti sentire quella unità nella totalità ch’era uno de’ canoni da lui posti alla scienza, fatta così consonante alle armonie dell’intero universo.

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