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Perché Dante sembra subito bello | ► |
PREFAZIONE
In tutte le città in cui si diede Angelica — a Parigi come a Londra, a Buenos Aires come a Ginevra — i critici notarono la novità non solo del contenuto, ma della forma di questo dramma, che si rilega in parte alla tragedia greca, in parte alla Commedia dell’Arte, aggiornandole tutte e due e facendone qualcosa di moderno: «presentimento dell’arte nuova».
Così è che in tutti i paesi i critici hanno chiesto se Leo aveva lasciato delle note sul metodo drammatico. La stessa domanda mi ripeterono quest’anno alcuni giovani autori che fanno parte della Società Amici di Leo e stanno scrivendo sulla sua opera.
Cercando in questo senso nei suoi libretti, dopo aver rintracciato alcuni appunti sull’arte drammatica e cinematografica, sull’arte classica e decadente, che riproduco nella seconda e terza parte di questo volume, mi sono imbattuta in note di maggior mole e importanza, il cui titolo generale era: Appunti sul metodo della Divina Commedia.
Conoscevo questi appunti. Nella prefazione a Léo et son Léonard avevo notato come Leo avesse potuto scrivere così rapidamente il suo saggio su Leonardo, perchè aveva versato su Leonardo e sull’arte figurativa le considerazioni e meditazioni che da anni aveva fatto su Dante e sulla poesia. Ma questi appunti riletti ora, mentre cercavo la formula di cui Leo si era servito per i suoi drammi e per i suoi romanzi, mi apparivano sotto luce diversa: mi dicevano che con essi, come con gli studi citati più su, come con quelli già pubblicati da noi (Meditazioni sull’Italia, Leonardo o dell’Arte), egli voleva perseguire costantemente lo stesso scopo: staccare la sua generazione dal decadentismo in cui s’è impigliata, così nell’arte come nella morale; mostrarne i pericoli; scendere i grandi autori dal piedestallo accademico che li allontana da noi, accostarci ad essi, allargarne la cerchia dei discepoli, scoprirne i segreti, riesumarne la tecnica, farne dei compagni, degli amici a cui chiedere consiglio, illuminazione e appoggi per riportare l’arte sulle rotaie classiche.
Questo scopo diventava evidente esaminando non solo il testo ma le iscrizioni che portano questi appunti: «Perchè Dante sembra subito bello»; «Ricerca degli effetti»; Efficenza dello stile»; «Come Dante dà il senso del divino»; etc.
Ho riunito pertanto questi «appunti» a quelli sull’arte drammatica e cinematografica, che mi paiono, sia pure indirettamente, appoggiare lo stesso concetto. Li ho fatti seguire da una conferenza che Leo aveva tenuto a Pistoia nel ’21 (pubblicata nelle Fonti nel ’22) sull’arte classica e decadente. Questo studio mostra che l’idea di ricondurre l’arte sulle rotaie classiche preoccupava Leo fin dall’adolescenza, e fin da allora egli aveva cercato di risolvere questo problema nella stessa direzione, opponendo l’arte classica all’arte decadente, che egli ritiene semplicemente arte degenerata, mettendo in luce che il Romanticismo non è in opposizione all’arte classica, ma una forma che può conciliarsi tanto con l’arte classica che con quella decadente.
Sperando che la Pubblicazione di questi Appunti serva allo scopo che Leo si era proposto, ai suoi amici e ai suoi lettori ne affida la realizzazione
la mamma di Leo.