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◄ | Capitolo 26 - Le isole Bissagos |
Conclusione
Il portoghese che li aveva raccolti era il signor Antao Cabrera, proprietario di una fattoria situata in Monrovia, capitale della repubblica di Liberia, sulla costa della Sierra Leone. Aveva terminato il traffico con gli abitanti dell’arcipelago delle Bissagos, coi quali aveva frequenti relazioni, e stava per ritornare alla fattoria con un carico di arachidi.
La notizia della grande traversata dell’Atlantico era stata recata sulle coste della Sierra Leone dai giornali europei, giunti a Monrovia col postale che fa servizio costiero fra il Senegal e le colonie della Guinea. Il bravo portoghese, scorgendo quell’immenso pallone venire dall’oceano montato da tre uomini si era subito immaginato che fosse il Washington e si era affrettato a recarsi in soccorso dei naufraghi. Informato della caccia data all’aerostato dall’incrociatore inglese per catturare O’Donnell, il signor Cabrera s’impegnò a battere gli inglesi. Invece di rifugiarsi verso la costa africana o nei seni delle isole fluviali fece nascondere fra le arachidi gli aeronauti e veleggiò arditamente verso il sud. A mezzanotte, l’equipaggio segnalò l’incrociatore, che si avanzava a tutto vapore, lungo la costa. Lo lasciò avvicinare e quando lo vide a portata di voce fece sparare alcuni colpi di fucile per attirare l’attenzione degli ufficiali inglesi. Questi, comprendendo che il piccolo legno doveva far delle comunicazioni, si diresse verso di esso, chiedendo il motivo di quei segnali.
Il signor Cabrera s’affrettò a informarli di aver veduto, poche ore prima, un grande pallone, montato da tre uomini, librarsi sulle isole Bissagos, poi scomparire verso l’ovest, in pieno oceano. Gli inglesi, che non sapevano più dove cercarlo, caddero nel laccio e, non dubitando della buona fede del portoghese, misero la prua verso l’ovest, allontanandosi a tutto vapore. Liberatosi da quel pericolo vicino, il portoghese spiegò la vela più che poté e quarantadue ore dopo sbarcava gli aeronauti sani e salvi nel libero territorio della repubblica di Liberia, che è sotto la protezione degli Stati Uniti d’America.
Il telegrafo annunciò allora ai popoli d’Europa e d’America il grande avvenimento, coi più minuti particolari. Gli animi si commossero vivamente e Sua Maestà britannica, non meno commossa degli altri per le perigliose avventure toccate a quegli arditi aeronauti, che primi fra tutti avevano compiuto quella grande traversata, creduta prima impossibile, sottoscrisse la grazia per O’Donnell.
Tre settimane più tardi, gli amici dell’ingegnere, che già avevano ricevuto notizie dai colombi messaggeri e guadagnate immense somme, sbarcavano a Monrovia con un transatlantico appositamente noleggiato e riconducevano in patria il valoroso aeronauta assieme ai due amici.
Mister Kelly ha adottato il povero mozzo, raccolto morente di fame sull’immenso oceano, e il coraggioso O’Donnell. Si dice che egli progetti un altro ardito tentativo assieme ai suoi bravi compagni, e che faccia delle frequenti ascensioni nella sua principesca villa, situata sulle sponde meridionali dell’Ontario, a poche miglia dalle cascate del Niagara.
Si parla vagamente di un viaggio al Polo in pallone. Sarà vero? Non lo sappiamo, ma sembra che l’ardito ingegnere, interrogato in proposito, non abbia negato: vedremo.