< Avventure di Robinson Crusoe
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Daniel Defoe - Avventure di Robinson Crusoe (1719)
Traduzione dall'inglese di Gaetano Barbieri (1842)
Altri attentati dei tre mascalzoni, loro disarmamento e sommessione
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Altri attentati dei tre mascalzoni, loro disarmamento e sommessione.



G
iunti i tre scellerati alle case dei due che chiamiamo buoni e, trovatele abbandonate, Atkins, che a quanto sembra era il caporione, gridò ai suoi camerati:

— «Brutte novità! Vedi, Giacomo? il nido è qui, ma gli uccelli, che il cielo li maledica! sono volati via.»

Stettero un poco pensando qual motivo potessero avere avuto d’uscire di casa sì presto; poi s’immaginarono che gli Spagnuoli li avessero avvertiti delle contese occorse la sera innanzi. In questa persuasione si pigliarono per la mano giurando l’uno all’altro di prendersi una solenne vendetta degli Spagnuoli. Poi che ebbero stretto questo orrido patto di sangue fra loro, si diedero prima di tutto a sfogare la propria rabbia su le case de’ poveri diavoli che n’erano partiti. Non le bruciarono, ma le diroccarono, le spiantarono sì fattamente, che non nè restò congiunto un pezzo con l’altro, non un pilastro in piede. Lasciarono appena sul terreno un seguo che indicasse ove le case erano prima. Spezzate le domestiche suppellettili, le dispersero qua e là a tanta distanza, che que’ poveretti quando credettero di tornare a casa, ne trovarono degli avanzi un miglio prima di essere sul luogo. Dopo questa bella faccenda schiantarono quante giovani piante quegli sfortunati vi aveano avviate; mandarono alla malora i ricinti che s’aveano fatti per custodirvi il lor piccolo armento o le poche lor messi; in una parola misero a sacco, smantellarono tutto in tal guisa, che un’orda di Tartari non potea far loro di peggio.

In questo mezzo i padroni dell’abitazione diroccata andavano appunto in cerca di loro, per battersi seco ovunque gli avessero incontrati, ancorchè fossero due contro a tre, e certo, se ciò fosse avvenuto, vi sarebbe stato un sanguinosissimo combattimento; perchè per rendere agli uni e agli altri la dovuta giustizia, erano tutti gagliardi de’ più risoluti.

Ma la Provvidenza si prese del tenerli separati maggior cura, che questi non se ne dessero di raggiugnersi; perchè mentre cercavano di codiarsi a vicenda, quando i tre erano là, i due erano qui; quando i due tornavano addietro per trovare i tre, questi erano già venuti di nuovo alla vecchia loro abitazione. Qual fosse in appresso la condotta dei tre e dei due, presto la vedremo. I tre giunti a casa furibondi, ansanti e imbestialiti di più dalla stessa scellerata fatica che s’erano data, raccontarono in via di millanteria e di beffa la lor bella impresa, ed un di costoro fattosi faccia a faccia d’uno Spagnuolo, come un ragazzo che ne invitasse un altro a bagordare, gli prese con la mano il cappello, che gli fece girar su la testa a guisa di trottola, poi guardatolo in cagnesco, disse:

— «E anche voi, signor bell’umorino di uno Spagnuolo, vi conceremo con la stessa salsa se non guarite dai vostri grilli.»

Lo Spagnuolo che se bene uom pacato e pieno di civiltà, era valoroso quanto si possa essere e forte e nerboruto, si fermò a guardarlo un tantino, indi non avendo in mano arme di sorta alcuna, con passo grave gli fu addosso, e gli misurò tal pugno che lo stramazzò a terra, come un bue percosso dalla mazza del macellaio; alla qual vista uno degli altri due cialtroni, non meno ardito del primo, sparò tosto una pistola contro allo Spagnuolo. Fortunatamente fallò il colpo, perchè la palla di questo, anzichè attraversare il corpo dell’uomo preso di mira, ne andò a radere i capelli e gli scalfì soltanto la punta di un’orecchia. Questa nondimeno fece molto sangue, laonde lo Spagnuolo credendosi più gravemente ferito di quello che fu in realtà, divenne un po’ più acceso di prima, perchè finora avea fatte le cose sue con perfettissima calma. Ma adesso risoluto di finirla, colse da terra il moschetto dell’uomo stramazzato, ed era in atto di spararlo inverso al suo feritore, quando tutti gli altri Spagnuoli che erano nella grotta, saltarono fuori, gridandogli di fermarsi; poi scagliatisi su i tre cialtroni, gli arrestarono togliendo loro le armi.

Quando, così disarmati, s’accorsero d’aversi inimicati gli Spagnuoli non meno de’ loro compatriotti, cominciarono a farsi mansueti mansueti e a dir belle parole a questi per riavere le loro armi. Ma gli Spagnuoli considerando che la rissa era tuttavia viva fra le due parti inglesi, e che meglio era d’impedire loro di ammazzarsi l’uno con l’altre, promisero bensì ai medesimi di non far male ad essi di sorta alcuna, aggiugnendo anzi che, se si fossero comportati pacatamente per l’avvenire, nulla amavano meglio dell’aiutarli e di vivere con esso loro in buon accordo come in passato, ma che non giudicavano opportuno il restituire loro le armi, finchè li vedeano risoluti di far male con esse ai loro concittadini, che in oltre eglino aveano minacciato di far loro schiavi.

Que’ malvagi non erano in istato d’intender ragione nè di operar con ragione; ma vedendosi negate le armi, andarono via farneticando, bestemmiando all’aria come veri matti. Gli Spagnuoli, i quali si rideano di tali minacce, intimarono loro che si guardassero bene dal recare il menomo danno alle gregge o alle piantagioni dell’isola; perchè in tal caso sarebbero stati uccisi a guisa di fiere, ovunque fossero stati sorpresi, e cadendo vivi nelle loro mani, irremissibilmente impiccati. Questo non giovò certo a calmarli, ma partendo arrabbiati di lì giuravano e sacramentavano come furie dell’inferno.

Appena partiti questi, i due Inglesi della parte contraria tornarono addietro anch’essi pieni di collera e di rabbia, benchè d’un’altra natura; perchè venendo allora dal povero loro podere che aveano trovato così smantellato e distrutto, è facile il concepire che non era leggera la loro stizza. Ebbero poco tempo per raccontare i casi loro agli Spagnuoli, tanta era in questi l’ansietà di sfogarsi su i propri; e parea veramente cosa strana a capirsi che tre uomini, braveggiandone diciannove, se la passassero si impunemente.

Ma gli Spagnuoli non ci badavano, tanto più che avendoli disarmati, faceano poco conto delle loro minacce. Non così i due Inglesi, che volevano prendersi una vendetta su costoro, qualunque fatica o sagrifizio dovesse costar loro il raggiugnerli. Qui pure s’intromisero gli Spagnuoli, rimostrando a questi come avendo già disarmati i loro nemici, non potessero più permettere alla parte contraria d’inseguirli con armi da fuoco e probabilmente ucciderli.

— «Noi ciò non ostante, disse il grave Spagnuolo riconosciuto qual governatore dagli altri, procureremo di farvi avere giustizia, se rimettete la cosa nelle nostre mani. Perchè non v’ha dubbio che torneranno a trovarci, appena sarà data giù un poco la loro pazzia. E come farebbero altrimenti? Non sanno come campare senza la nostra assistenza. Vi promettiamo che non faremo pace con essi, se non vi danno una piena soddisfazione. A questo patto speriamo che anche voi ci prometterete di non usare violenza contr’essi, sempre che non vi costringesse a ciò una provata necessità di difendervi.»

S’arresero, benchè a stento e con grande ripugnanza i due Inglesi, ma gli Spagnuoli protestavano che ciò faceano sol per tenerli lontani dallo spargere sangue e per conseguire finalmente l’intento, che tutte le differenze venissero una volta appianate.

«Qui, diceano gli Spagnuoli, non siamo tanti, e c’è bastante posto per tutti nell’isola. Sarebbe un peccato, che non ci vivessimo tutti da buoni amici.»



Finalmente que’ due Inglesi acconsentirono di buona grazia ad aspettare l’esito delle cose, vivendo per alcuni giorni con gli Spagnuoli, poichè la loro abitazione era distrutta.

Passati circa cinque giorni, i tre mariuoli stanchi di vagare attorno e pressochè morti di fame, perchè erano vissuti quasi di sole uova di testuggine in tutto questo intervallo, vennero al bosco di circonvallazione della fortezza, ove trovarono il mio Spagnuolo, governatore, devo averlo detto, dell’isola, che passeggiava in compagnia d’altri due verso la piccola darsena. Presentatisi a lui con modi i più umili, i più sommessi, lo supplicarono per essere ricevuti un’altra volta in seno di quella famiglia. Vennero accolti con molta civiltà dagli Spagnuoli.

— «Ma cari voi, disse il mio Spagnuolo, vi siete comportati in un modo sì contrario ad ogni legge della natura, sia co’ vostri concittadini, sia con noi, che non possiamo passare ad una conclusione senza consultare e i due Inglesi e gli altri miei compatriotti; nondimeno andremo a trovarli, discuteremo questo punto, e fra mezz’ora saprete qualche risposta.»

Figuratevi se que’ supplicanti si trovavano alle strette! Per questa mezz’ora che dovevano aspettare la risposta, domandarono che intanto si mandasse loro un poco di pane, il che fu fatto. Anzi per giunta al pane ebbero un bel pezzo di carne di capra ed un pappagallo fatto a lesso, che si divorarono con un’avidità proporzionata alla tremenda loro fame.

Dopo la mezz’ora di consulta chiamati innanzi al consesso, si discusse a lungo, perchè i loro compatriotti gli accusavano e della distruzione portata su i loro campi e dello stabilito di visamento d’ucciderli; le quali cose gli accusati non negarono: già i fatti parlavano da sè stessi. Finalmente gli Spagnuoli entrati compromissari fra le due parti, come avevano obbligati i due Inglesi a non venire ad atti contro agli altri tre finchè erano inabili a difendersi e disarmati, così costrinsero i tre a rifabbricare le due case atterrate, l’una d’ugual dimensione, l’altra di maggior dimensione della prima, a munire di nuovo i campi, donde aveano sterpate le siepi, a piantare altri alberi in luogo di quelli che aveano schiantati, a lavorare nuovamente il terreno ove aveano distrutta la messe in erba, in somma a rimettere tutte le cose nello stato di prima, fin dove potevasi; perchè tutto non era possibile: la stagione della semina trascorsa, il danno di aspettare il tempo necessario ad aver le siepi e gli alberi cresciuti erano cose irreparabili.

Or bene; accettarono tutte le indicate condizioni, e poichè gli Spagnuoli aveano copia di provvigioni per sostentarli in tutto questo intervallo e non ne furono avari, ogni cosa tornò all’ordine, e quell’intera società cominciò per qualche tempo a passarsela bene e di buon’armonia. Solamente non vi fu verso di ottenere dai tre che mettessero anch’essi la loro parte di lavoro, se non a sbalzi, e quando ne saltava ad essi la voglia. Ciò non ostante gli Spagnuoli dissero loro buonamente, che purchè vivessero d’accordo e amichevolmente insieme ed avessero a cuore il bene dell’intera colonia, si contenterebbero di lavorare per loro e di lasciarli andare a spasso e far vita d’oziosi come volevano. Vissuti così un mese o due in buona fratellanza, gli Spagnuoli restituirono loro l’armi un’altra volta e, come in addietro, condiscesero ad averli per compagni in tutti i loro diporti.




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