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LXXII. Perir possa il tuo nome, Baia, e il loco
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LXXII.


Perir possa il tuo nome, Baia, e il loco;
     Boschi selvaggi le tua piagge sieno,
     Et le tua fonti diventin veneno,
     Né vi si bagni alcun molto né poco1;
     In pianto si converta ogni tuo gioco,5

     Et suspecto diventi el tuo bel seno
     A’ naviganti; il nuvolo e ’l sereno
     In te riversin fumo solfo et fuoco.
Ché ài corropto la più casta mente,Fonte/commento: editio maior
     Che fosse ’n donna, con la tua licenza2,10
     Se ’l ver mi disser gli occhi non è guari.
     Là ond’io sempre viverò dolente,
     Come ingannato da folle credenza:
     Or foss’io stato cieco non à guari!3

  1. Per queste fonti e i bagni che in esse si facevano cfr. qui, p. 93, n. 1.
  2. Si son dunque avverati i timori espressi nel son. LXV.
  3. La ripetizione della parola guari in rima tradisce l’insistenza con cui il pensiero doloroso si ripresenta alla mente del poeta: poc’anzi egli à veduto coi suoi propri occhi che la casta Fiammetta è venuta meno alla fiducia in lei riposta!


Note

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