< Caccia e Rime (Boccaccio) < Rime
Questo testo è stato riletto e controllato. |
LXXIV. Cader postù in que’ legami, Amore
◄ | Rime - LXXIII | Rime - LXXV | ► |
LXXIV.
Cader postù in que’ legami, Amore,
Ne’ quai tu n’ài già molti aviluppati;
Rotte ti sien le braccia et ispuntati
Gli artigli et l’ali spennate e ’l vigore
Tolto, et la deità tua sia ’n horrore5
A quei che nasceran et che son nati,
Et sianti l’arco et gli strali spezzati,
Et il tuo nome sia sempre dolore:
Bugiardo, traditore et disleale,
Frodolente, assassin, ladro, scherano,10
Crudel tyranno, spergiuro, homicida;
Ché dopo il mio lungo servire invano1
Mi proponesti2 tal, ch’assai men vale:
Caggia dal ciel saetta che t’occida3.
- ↑ Invano, perché di tanto servire avrebbe dovuto aspettarsi ben altro frutto che quello d’essere inaspettatamente posposto ad un nuovo amante.
- ↑ «Preponesti.»
- ↑ È un vivace ricantamento delle lodi d’Amore espresse in altre poesie (XX-XXII).
Note
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.