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AMORE E LUCE.
I.
Pria che frangessero
Ai solitari
Lidi le torbide
Onde dei mari;
Pria che solcassero
Con lunga guerra
Vulcani e turbini
La giovin terra;
Pria de le belve,
Pria de le selve,
Pria degl’innumeri
Soli e dei mondi
Che via pei limpidi
Cieli profondi
Con danza armonica
Iddio conduce,
Era la luce.
II.
Pria che nel tumolo
Posasser, carchi
D’anni e di grazia;,
I Patriarchi;
Pria ch’Eva al nobile
Re della creta
Narrasse l’ansia
D’amor segreta
Lungo i vïali
D’orti immortali;
Pria che gli Arcangeli
Ebri d’orgoglio
Iddio tentassero
Cacciar dal soglio;
Prima del palpito
Del primo core,
Era l’Amore.
III.
E quando l’ultimo
Fia dei viventi
Sceso nell’ultimo
Dei monumenti,
E la novissima
De le procelle
Insurga a spegnere
L’ultime stelle;
Quando il Creato
Sarà un passato;
Quando una tenebra
Priva d’aurora
Starà perpetua;
Uniti ancora
Vivran continuo
Nel lor Fattore
Luce ed Amore.
IV.
Allor che il gemino
Polo si oscura,
Tetri vi regnano
Gelo e paura;
Ove s’illumini
D’una scintilla,
La terra germina,
L’anima brilla.
Se pur v’ha un core
Muto all’amore,
Come fantasima
Passa infecondo
Senza vestigio
Lasciar nel mondo;
Dilegua incognito,
Quasi lamento
Che porta il vento.
V.
Amor le patrie
Distingue e i lari;
Brucia l’olibano
Sopra gli altari;
Matura l’inclite
Cittadinanze;
Consola il feretro
Di pie speranze;
Amor fa bello
Persin l’avello;
Chè mentre il martire
Al palco è vòlto,
Vede il carnefice
Smarrirsi in volto;
Securo e placido
Le infami scale
Intanto ei sale.
VI.
L’ora che il tremolo
Mattin s’ingiglia
Al primo battito
D’amor somiglia:
Per lei si scoprono
I monti e i piani,
Per lui si svelano
Del cor gli arcani:
Sparito il sole,
L’aura si duole;
Il mar dà gemiti,
Pare che cada,
Simile a lagrime,
Giù la rugiada:
Qual malinconica
La luce muore,
Così l’Amore.
VII.
Il fior che pullula
Lontan dal raggio,
Ben sente l’alito
Del blando maggio;
Ma l’egro calamo
Non s’incolora,
Ma il gracil petalo
Mai non odora
Tra l’ombra eterna
De la caverna:
Così la vergine
D’amor privata
Compie da vittima
La sua giornata.
O voi narratelo,
Chiuse dimore
Di meste suore!
VIII.
Dite gli spasimi
D’alcuna pia,
La vita simile
A un’agonia;
Le brame cupide
Ch’ardono il sangue
Di solitaria
Donna che langue,
Serva all’amara
Ragion dell’ara.
O pie, quel vàmpiro
Che accanto al letto
Sotto l’immagine
Di reo diletto
V’agita i visceri,
Vi sugge il core,
Si chiama Amore.
IX.
Per valli roride
Romita e bruna
Vaga la lucciola
Sotto la luna:
Ma al primo vespero
Che s’innamora
Di luce tremola
Il grembo indora,
E par giulivo
Topazio vivo.
Poi quando è l’opera
D’amor compita,
Torna a’ suoi rivoli
Bruna e romita;
Chè indissolubili
Volle il Signore
Luce ed Amore.