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SCOPERTA.
Ieri assiso sull’orlo de lo stagno
Vedeva un ragno
Tessero la sua tela insidïosa
Sopra una rosa.
Oggi, allor quando mi giuravi amore
Stretta al mio core,
Sui labbri tuoi vedea che la bugía.
Anch’ella ordía.
Ieri, tolta una goccia a quell’immondo
Stagno fecondo
Che genera famiglie di viventi
Ai soli ardenti,
Vidi per entro capricciose torme
D’agili forme
Ire e venire in vorticose spire,
Guizzar, morire.
Oggi nell’ora che ti dissi: «addio,
Spasimo mio»
Cadde una stilla da’ tuoi mesti rai,
E l’osservai.
V’era per entro un brulichío di snelle
Figure belle;
Dio mel perdoni! all’aria, ai movimenti
Parean serpenti.