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A TE.
Partiam, fanciulla mia, lasciam le sponde
Tristi dell’Adige,
Dove l’eterno Barbaro profonde
Verghe e patiboli.
Una cerchiam coi passi dell’afflitto
Terra di liberi,
Ove a un italo cor non sia delitto
Amar l’Italia.
Vieni, aduniamo i nobili tesori
De le nostr’anime,
Perchè il ricordo de’ passati amori
È vita all’esule.
Rechiam con noi le linee ridenti
Dei colli patrii,
Dove i trascorsi splendidi momenti
Valser dei secoli.
Con noi rechiamo del paterno e santo
Tetto l’immagine,
Ove siam nati, ove abbiam riso, e pianto
Virili lagrime.
Con noi rechiamo un pugno de la terra
Amor dei Veneti,
Caro segno e fatal d’antica guerra,
Di nuovi spasimi.
Io porterò queste vïole colte
Sopra due tumoli,
Dove in pace de’ miei padri sepolte
Son le reliquie....
Fanciulla mia, nell’intimo commosso
Il cor mi sanguina....
Non so partir. Di mia madre non posso
Lasciar le ceneri.
Josephstadt, 10 agosto 1859.