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a
MARIA IMMACOLATA
Te de la terra i popoli
Immacolata han detta!
Te franca da l’obbrobrio
Del primo error concetta
Nel portentoso istante5
Che l’infinito Amor
Permise uman sembiante
De la tua vita al fior.
De le sue fosche nebbie
Macchiar potea l’Inferno10
Te scesa a la vittoria
Sovra il superbo eterno?
L’Eva miglior non eri,
Che sotto al suo tallon
Prostrati avria gl’imperi15
De l’immortal Dragon?
Non eri Tu la candida
Mediatrice invitta
Fra il Cielo e la colpevole
Umanità proscritta? 20
Nemica a Dio saresti
Stata, un istante ancor,
Tu nata in pro de’ mesti
Ad espugnarne il cor?
Or non dovea la grazia,25
Che l’avvenir matura,
Sola per Te precorrere
L’universal sciagura?
O chi previde il franto
Patto su l’uom gravar,30
Te non potea dal pianto,
Che ne verria, francar?
Tu pria che fosser gli Angioli
Eri davanti a Dio!
E allor che da le tenebre35
Del nulla il mondo uscìo,
Con l’Increato Spiro
Tratta su l’acque a par,
In infinito giro
Cieli corresti e mar.40
Come solinga lampade,
Che pria de’ tempi ardea,
Raggiavi pel crepuscolo,
Che innanzi a Lui correa.
Spumando il mar profondo45
Te luce sua chiamò:
Da la sua culla il mondo
Inni d’amor t’alzò.
Sul limitar de’ secoli
A fianco a Dio salivi,50
E i balenati tramiti
Di tue bellezze empivi!...
Un oceán di nubi
Ti si devolse al piè;
Migliaia di Cherubi55
Stetter cantando a Te.
Nè l’innocente osarono
Sguardo levarti al viso,
Chè il lampo non sostennero
Del tuo divin sorriso!60
E allor che ne l’Edenne
La creatura uscì,
Che quelle forme ottenne,
Che avresti assunte un dì,
I venti e l’acque emisero65
Voce melodïosa;
Di maraviglia un fremito
Passò di cosa in cosa,
Fin che la fronte effusa
Di vindice rossor70
Non dechinò l’illusa
Del suo fedel sul cor.
Tu, figlia primogenita
Del Creator Pensiero,
Cader vedesti il fulmine75
Sul trasgressor primiero:
Ma, quando in suo rigore
L’Eterno a l’uom parlò,
Te l’Increato Amore
De l’ali sue velò.80
Con che mirandi simboli
La voce de’ Veggenti
Te mallevò purissima
A le venture genti,
Che la Jesséa radice85
Videro in Te fiorir,
E di fragranza altrice
Tante speranze empir!
Come di luce un limpido
Raggio che al sol reddia90
Intatto da le tenebre
Che traversò per via,
Così serena e pura
Varcavi il dì mortal,
Intatta da la dura95
Necessità del mal.
Da che gli umani ottennero
Del tuo dolor mercede,
Visse nel cor de’ popoli
Questa indomata fede!100
Da’ suoi nemici illesa,
Di gente in gente andò,
Fin che per lei la Chiesa
La sua parola alzò.
Chiesta per tanti secoli,105
Da tanti voti ambita,
Dal labbro d’un Pontefice
La gran parola è uscita!
Passò di lido in lido,
Di mare in mar volò,110
E de la terra il grido
Eco del ciel sembrò.
Come più bella, o Vergine,
Oggi la donna appare,
Spargendo i fior del limite115
Sul tuo festante altare!
Questa figliuola d’Eva,
Che ti si prostra al piè,
Quanto per Te si eleva,
Come si esalta in Te120
Immacolata! E il misero,
Che non ricorse invano
A Te pensosa e tenera
D’ogni lamento umano,
Oggi di qual corona125
T’infiorerà l’altar?
Può la mortal canzona
Fra gl’inni tuoi suonar?
Deh, l’ispirato Cantico,
Che su le corde d’oro130
Oggi i celesti alternano
D’uno in un altro Coro,
De l’armonia vestito
De l’italo sermon,
Risalga a Te gradito135
De’ sacri bronzi al suon!
Nato per Te sul Libano
Da l’Arpa israelita,
Benignamente accoglilo,
Pietosa Sullamita!140
Il tuo favor celeste
Quanto per lui varrà
Ne la rimessa veste,
Di che recinto or va!
E Te diran d’Esperia,145
Nel patrio suon, le donne
Rosa immortal di Gerico,
Cipresso di Sïonne!
Le vergini e le spose
Intenderan così150
Le note armonïose,
Che Sullamita udì,
Quando di caste lagrime
Sparsa il seren de gli occhi,
Vedea fra l’armi irrompere155
D’Amminadabbo i cocchi,
Ed un rumor di guerra
Cupo salia pel ciel,
E rosseggiò la terra
Del sangue d’Israel!160