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LA DONNA E L’AMORE
(sull’urna d’una straniera)
Qui dove l’onda e l’aere
Susurrano d’amore,
E lieti i colli odorano
Del più soave april,
Mite cedesti al subito5
Gel de la morte, o fiore
Di peregrine grazie,
Di venustà gentil.
I sogni tuoi non erano
Questi, o sepolta, allora10
Che dal tuo labbro il timido
Primo sospir fuggi,
E te pensosa e rorida
Di vago pianto ancora
A le Fiamminghe vergini15
Un Italo rapì!
Che palpiti! che gaudii
Ti promettea la speme
In riva al mar che mormora
Di due Vulcani al piè!20
Ed, ahi, sì presso al talamo,
Cui ti fioría l’Imene,
Ponea la Morte un tumolo,
E lo ponea per te!
Ahi! non invan dai giovani25
Boschi del patrio Eliso
In servitù magnanima
La nuova donna errò,
E moribonda, e pallida
Soavemente il viso,30
Sovra il guancial del profugo
La fronte abbandonò!
Eva innocente e florida
Di gioventù romita,
Nel caro Eden domestico35
Chiude la donna il cor;
Fin che da l’ombre placide
De’ suoi recessi uscita,
Va generosa ed esule
Ove la porta amor.40
Sa questo fior che l’aure
De’ suoi profumi inonda,
Sa dove i molli petali
Novellamente aprì;
Ma ignora oltre quai limiti,45
E in che rimota sponda
Andrà piegando al vespero
De la sua vita il dì!
Pur ne’ supremi aneliti
Ti consolò la Fede,50
E ti covrì di mammole
Il peregrino avel:
Chè del tuo letto un angiolo
Venne a posarsi al piede,
E ti additò la patria55
D’ogni straniero, il ciel!
Settembre 1857.