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La donna e l'amore
La tomba del poeta ai mani di Giulio Genoino A Psiche


LA DONNA E L’AMORE
(sull’urna d’una straniera)



Qui dove l’onda e l’aere
     Susurrano d’amore,
     E lieti i colli odorano
     Del più soave april,
Mite cedesti al subito5
     Gel de la morte, o fiore
     Di peregrine grazie,
     Di venustà gentil.

I sogni tuoi non erano
     Questi, o sepolta, allora10
     Che dal tuo labbro il timido
     Primo sospir fuggi,
E te pensosa e rorida
     Di vago pianto ancora
     A le Fiamminghe vergini15
     Un Italo rapì!

Che palpiti! che gaudii
     Ti promettea la speme
     In riva al mar che mormora
     Di due Vulcani al piè!20

Ed, ahi, sì presso al talamo,
     Cui ti fioría l’Imene,
     Ponea la Morte un tumolo,
     E lo ponea per te!

Ahi! non invan dai giovani25
     Boschi del patrio Eliso
     In servitù magnanima
     La nuova donna errò,
E moribonda, e pallida
     Soavemente il viso,30
     Sovra il guancial del profugo
     La fronte abbandonò!

Eva innocente e florida
     Di gioventù romita,
     Nel caro Eden domestico35
     Chiude la donna il cor;
Fin che da l’ombre placide
     De’ suoi recessi uscita,
     Va generosa ed esule
     Ove la porta amor.40

Sa questo fior che l’aure
     De’ suoi profumi inonda,
     Sa dove i molli petali
     Novellamente aprì;
Ma ignora oltre quai limiti,45
     E in che rimota sponda
     Andrà piegando al vespero
     De la sua vita il dì!


Pur ne’ supremi aneliti
     Ti consolò la Fede,50
     E ti covrì di mammole
     Il peregrino avel:
Chè del tuo letto un angiolo
     Venne a posarsi al piede,
     E ti additò la patria55
     D’ogni straniero, il ciel!

Settembre 1857.

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