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XII.
Irene di Spilimbergo
plendeva su la gran parete nera
l’ampia trifora, simile a giocondo
3trittico di raggiante primavera,
e sopra il giovanile capo biondo
d’Irene, tutta assorta nel consueto
6lavoro, indugiava il moribondo
sole di maggio. Era un tramonto quieto
pieno di voli. San Daniele in alto
9nella gran luce, giù nell’ombra il greto
del fiume, in mezzo, simile a uno spalto
saliente e verde, la pianura, ed era
12sovr’essa il cielo terso come smalto.
E levò gli occhi Irene: quella vera
e viva luce di tramonto, o quella
15serenità diffusa della sera,
che così dolce all’anima favella,
su la tela fissar! pinger l’incanto,
18che ad ogni istante in ciel si rinnovella!
Il pennello depose. Avea di pianto
umido il ciglio, dentro al cuore anelo
21le palpitava di bellezza un canto,
mentre di stelle si accendeva il cielo.