< Canti del cuore
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Canzone del cieco.
Io vado errando lontano dalla mia patria Forse nella tomba si sogna



IX.

CANZONE DEL CIECO


Io sono nato cieco. Mi dicono che il sole risplende, che quest’acqua è bianca, che le rive di questo fiume sono tappezzate di musco verde. Io non conosco alcuna di queste cose. Io amo solamente il sole perchè mi riscalda, l’acqua perchè mi disseta, e questo fiume perchè lo sento scorrere con un piacevole mormorio. Ohime! io posso nulla vedere: io sono nato cieco.

Mi dicevano che mia madre era bella; io l’ho sentita solamente cantare. La sua voce mi faceva battere il cuore perchè era assai più dolce che tutte le altre, e m’inspirava dei sentimenti teneri e sconosciuti. Ella vegliava pietosamente sopra di me, ed ella sola aveva delle lacrime per la mia sventura. Io l’amava, e non ho potuto vedere la faccia di mia madre: — io sono nato cieco.

Io sono nato cieco, e non ho fratelli, non ho genitori, non ho alcuna persona che mi parli colla voce dell’affetto e dell’amicizia. Consoliamoci almeno, giacchè la mia povertà e la mia sventura non fanno spargere alcuna lagrima. Molti cantano perchè sono felici; io pure vado cantando, ma la mia voce è triste e melanconica. Io canto per l’amore di un pane. Oh voi che mi sentite cantare, abbiate compassione di questo povero cieco.

Talora questo mio cuore sentirebbe come un bisogno di amore, e vorrebbe affezionarsi agli altri uomini: ma nessuno di loro vorrà possedere l’amicizia d’uno sventurato. Dovunque io mi volgo, intendo delle voci scherzevoli: io domando, e nessuno mi risponde; io sono solo nella natura. O voi che passate per questa via, volgete almeno una parola compassionevole a questo povero cieco.

Oh piccoli uccelli che venite a cantare su questi alberi, mi dicono che voi avete delle penne che vi coprono, e un nido dove dormite, e un campo che vi nutre spontaneamente. Io sono nudo, e nessuno mi veste, io ho fame e nessuno m’invita alla sua mensa, io non ho tetto e nessuno mi offre la sua casa per riposarvi. — Oh piccoli uccelli, voi solamente, potendolo, dividereste meco la vostra fortuna; voi siete più benefici degli uomini, e molto più felici di un povero cieco.

Mi hanno tante volte parlato della morte, ma io non posso concepire un’idea di questo avvenimento spaventevole. — Sembra che tutti gli uomini la fuggano con terrore. Io solamente starei innanzi ad essa imperterrito; io non ho più nulla a sperare. Oh mio Dio! se la morte è una cessazione del dolore, fate che possa morire un povero cieco.

Mia madre mi avea parlato di Voi, e mi avea insegnato a pregarvi. Essa mi aveva anche detto che gli uomini erano buoni e caritatevoli; ma io non ho trovato alcuna carità negli uomini. Se il mio cuore non può sentire per essi alcun affetto, nell’ora tremenda della redenzione, allorchè si apriranno questi miei occhi, voi avrete compassione di me, o Signore, perchè io era nato cieco.


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