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IV. Motivi lirici - Apatia IV. Motivi lirici - Per certe feste centenarie

IL SEMPIONE


Battute in breccia l’ultime pareti,
dove su ’l quarzo scintillò più bianco
3il vittorioso acciaio de gli atleti,

apresi ’l monte, e pe ’l forato fianco
avanti e indietro, come sangue in vene,
6corre l’ingegno uman libero e franco.


Che fûr le rocce e le franose arene?
Che il sotterraneo orror? Quando tu passi,
9eroica volontà, chi ti rattiene?

Tutto cede. Le tenebre ed i massi
concepiscono l’uom. L’aria e la luce
12palpitando s’inviscera ne’ sassi.

Squarcian l’acque il macigno, e ne traluce
pe’ cocenti cunicoli ’l sentiero
15ch’un verso l’altro i popoli conduce:

perchè più non esista uno straniero,
perchè il sudore si accomuni e l’oro,
18perchè sia ’l regno de la pace intero.


O cuori umani, dove ’l pio lavoro
a unificarvi le montagne spezza,
21compite voi questo civil ristoro.

Vincasi ogni distanza, ogni durezza
che nel cammino de la vita attardi
24la fraterna de’ popoli salvezza.

E tu che ascendi e sempre avanti guardi,
genio del vero, se l’impervia pietra
27a perforar fai gli uomini gagliardi,

pulsa, martella, folgora la tetra
chiostra del senso, ove dal ciel la mente
30più s’allontana quanto più penetra.


Questo scavo, cui preme eternamente
un’angoscia di tomba e di sfacelo,
33ne inghiotta anch’esso come cieca gente.

ma per uscirne sotto nuovo cielo.

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