< Canzoni (1824)
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X. Alla sua Donna
Inno ai Patriarchi, o de' principi del genere umano Annotazioni

ALLA SUA DONNA



        Cara beltà che amore
Lunge m’insegni o nascondendo il viso
Fuor se nel sonno il core
Ombra diva mi scuoti
5O ne’ campi ove splenda
Più vago il giorno e di Natura il riso;
Forse tu l’innocente
Secol beasti che da l’oro ha nome,
Or leve intra la gente
10Anima voli? o te la sorte avara
Ch’a noi t’asconde, a gli avvenir prepara?

        Viva mirarti omai
Nulla speme m’avanza;
S’allor non fosse, allor che ignudo e solo
15Per novo calle a peregrina stanza
Verrà lo spirto mio. Già sul novello
Aprir di mia giornata incerta e bruna,
Te viatrice in questo arido suolo
I’ mi pensai. Ma non è cosa in terra
20Che ti somigli; e s’anco pari alcuna
Ti fosse al volto, a gli atti, a la favella,
Saria, così conforme, assai men bella.

        Fra cotanto dolore
Quanto a l’umana età propose il fato
25Se vera e tal qual io pensando esprimo,
Alcun t’amasse in terra, a lui pur fóra
Questo viver beato:
E ben chiaro vegg’io siccome ancora
Seguir lóda e virtù qual ne’ prim’anni
30L’amor tuo mi farebbe. Or non aggiunse
Il Ciel nullo conforto ai nostri affanni;
E teco la mortal vita saria
Simile a quella che nel cielo indía.

        Per le valli, ove suona
35Del faticoso agricoltore il canto,
Ed io seggo e mi lagno
Del giovanile error che m’abbandona;
E per li poggi, ov’io rimembro e piagno
I perduti desiri, e la perduta
40Speme de’ giorni miei; di te pensando,
A palpitar mi sveglio. E potess’io,
Nel secol tetro e in questo aer nefando,
L’alta specie serbar; chè de l’imago,
Poi che del ver m’è tolto, assai m’appago.

        45Se de l’eterne idee
L’una se’ tu, cui di sensibil forma
Sdegni l’eterno senno esser vestita
E fra caduche spoglie
Provar gli affanni di funerea vita;
50O s’altra terra ne’ superni giri
Fra’ mondi innumerabili t’accoglie,
E più vaga del Sol prossima stella
T’irraggia, e più benigno etere spiri;
Di qua dove son gli anni infausti e brevi,
55Questo d’ignoto amante inno ricevi.

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