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Atto quarto - Scena ottava Atto quarto - Scena decima


Nicomaco, Doria, Pirro

Nicomaco
Che fai tu costì, Doria? Clizia è quietata?
Doria
Messer sì, ed ha promesso a Sofronia di volere fare ciò che voi volete. Egli è ben vero che Sofronia giudica che sia bene che voi e Pirro non li capitiate innanzi, acciò che non se li riaccendessi la collera; poi, messa che la fia al letto, se Pirro non la saprà dimesticare, suo danno!
Nicomaco
Sofronia ci consiglia bene, e così faremo. Ora, vattene in casa; e, perché gli è cotto ogni cosa, sollecita che si ceni; Pirro ed io ceneremo a casa Damone; e, come gli hanno cenato, fa’ che la menino fuora. Sollecita, Doria, per l’amore d’Iddio, ché sono già sonate le tre ore, e non è bene stare tutta notte in queste pratiche.
Doria
Voi dite el vero. Io vo.
Nicomaco
Tu, Pirro, riman’ qui: io andrò a bere un tratto con Damone. Non andare in casa, acciò che Clizia non si infuriassi di nuovo; e, se cosa alcuna accade, corri a dirmelo.
Pirro
Andate, io farò quanto mi imponete. (Nicomaco parte) Poiché questo mio padrone vuole ch’io stia sanza moglie e sanza cena, io son contento. Né credo che in uno anno intervenghino tante cose, quante sono intervenute oggi e dubito non ne intervenghino dell’altre, perché io ho sentito per casa certi sghignazzamenti, che non mi piacciano. - Ma ecco ch’io veggo apparire un torchio: e debbe uscir fuora la pompa, la sposa ne debbe venire. Io voglio correre per il vecchio. O Nicomaco! O Damone! Venite da basso! La sposa ne viene.
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