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2 Maggio 18....
Se la scienza cancella gli Dei dalle cose, ci manifesta l’infinito vivente in cui l’uomo si nutre innalzandosi ad una più vasta effigie di spirito. Non è questa la religione eterna al di là dei simboli, al di là dei pontefici, al di là degli Dei? Ma che è l’infinito? è forse anch’esso un inganno della ragione od una realtà vivente? costituisce un di là dalla natura o è la natura stessa rivelata nelle sue leggi? la scienza moderna discoprendolo per tutte le vie degli spazi siderali non distruggerebbe per sempre le forme storiche delle religioni che lo congelano in Dio? Il sentimento dell’infinito è concreato, almen virtualmente, nell’uomo od è piuttosto un frutto più tardo della ragione maturata nel concetto scientifico della natura?
Io ti confesso che un sentimento dell’infinito concreato virtualmente negli organi del cervello non lo comprendo, anzi mi pare un assurdo storico. Se la scienza moderna ci discopre l’infinito nella natura e nel pensiero restaurandovi l’unità della vita, che prova ciò? forse che le religioni storiche si riflettono più o men tutte nel prisma arcano di Dio che vi si rivela fin dalle origini? Il sentimento moderno dell’infinito come s’è prodotto dall’esperienza di tanti secoli non è un fatto religioso ma un fatto scientifico. Se ti piace che la religione sia tutta nel partecipare degli esseri alla vita profonda dell’infinito e non in un sovranaturale campato di là dalle cose, puoi ben farlo: ma bada che in quel caso la tua religione è una forma romantica del sentimento che defrauda sè stesso. Le religioni storiche suppongono, più o meno, un concetto del mondo fuor dalla scienza, altrimenti non potrebbero germogliare nel cervello dell’uomo. Il sentimento confuso dell’arcano dal quale si produssero le forme diverse delle religioni, dal feticismo al cristianesimo, è superstizioso non scientifico, cioè si risolve in un ciclo di Dei, mentre la conoscenza delle leggi eterne che reggono i gruppi meccanici dell’universo uccide tutti gli Dei e con essi tutte le religioni.
Credi tu forse che la religione sia cosa diversa dalle religioni? che Dio sia non solo diverso dagli Dei ma che gli generi a sua somiglianza e sorviva al loro crepuscolo? Il concetto di Dio non ci venne che dall’esperienza intorno gli Dei; non è concreato alla ragione, anzi la ragione, se non fosse adulterata dalle tante demenze del sentimento, non l’avrebbe conosciuto giammai. E quando dico Dio intendo quel che ci danno le religioni storiche, cioè il Dio trascendente, onnipotente, individuale, che crea le leggi cosmiche, nelle cui mani sta la vita e la morte, dalla cui volontà sola dipende il destino delle creature caduche. L’assurdo scientifico d’un tal Dio genera l’assurdo scientifico delle religioni. Altro è dunque il sentimento scientifico dell’infinito altro il sentimento mistico d’un di là dalle cose. Il primo appartiene ai cervelli sani e redenti nel vero, il secondo ai cervelli sonnambuli che si lasciano disviare dalle demenze del sogno.
Se un filosofo greco diceva che tutto è pieno degli Dei, in quanto che tutto si alimenta e si feconda per essi ed in essi, noi riconosciamo che tutto è pieno di Dio, perchè Dio è il tutto. Dio è la vita, il pensiero, il sentimento del tutto; ciascheduno di noi lo porta in sè stesso e se n’esalta vagheggiandolo in quell’ideale che ci splende negli organi. Noi lo aspiriamo, per così dire, nella più alta parte del nostro pensiero; noi lo respiriamo rifecondandoci nella vita eterna dell’essere. Chiamalo, se vuoi, religione il sentimento dell’infinito, come lo intende la scienza moderna e come lo intendo io; ma bada che quel sentimento è scettico e generatore di scettici. L’infinito migra eternamente in sè stesso attraverso i mondi che gli si dissolvono intorno; l’ideale è un’oasi che la natura collocò nel cervello per consolarci la settimana dei sensi, per sollevarci un istante fino a lei, e contemplarne nel transito i pensieri terribili e sacri. Addio.