< Confessioni d'un scettico
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XXV.


29 maggio 18....


«Educherai tu le primizie del mondo moderno colle leggi della natura? In quanti cervelli entrerà la salute scientifica che tu promuovi come l’epoptea redentrice dell’uomo? Se fosse pur vero, non sarebbe possibile che la maggior parte del genere umano si conquisti di subito il tempio sereno del saggio. Non è meglio lasciare alle plebi i vecchi simboli? credi tu che il vero sia sempre efficace? che le idee approdino a tutti i cervelli? próvati a seminarvi un’idea grande e feconda, ed essa vi rimarrà soffocata come un germe gittato in un campo non ben disposto. Lasciale dunque trastullarsi co’ loro Dei; la verità non è fatta per esse; se tu chiudi le vie dell’oltretomba nelle quali si dilatino le speranze di coloro che soffrono le ingiustizie della vita, risveglieresti una ribellione di spiriti disonesti e selvaggi. Qualche volta il vero è improvvido, ed improvvidi i suoi apostoli che vorrebbero propagarlo quando la stagione è acerba a riceverlo. La demenza dominerà forse per sempre nel cervello umano, nè tu potresti scongiurarla colla esperienza del vero.»

So tutto questo; ed anch’io mi rassegnerei qualche volta alla servitù miseranda che aggioga le moltitudini a’ dogmi falsi, ed imprime negli organi il vile abito d’ una fede che strozza in culla ogni ardimento magnanimo della ragione; anch’io sorrido qualche volta dell’ignoranza che si converte in rivelazione di Dio. E poi sento venirmi su ruggendo dal profondo dell’anima mia la ribellione contro i gioghi della menzogna, e vorrei che si spandesse per tutti i cieli ed echeggiasse con ferrea sonorità ne’ petti codardi il grido prometeo, ed impallidissero tutti gli schiavi sdraiati sotto la verga degli Dei. Te lo confesso, vorrei spazzare d’un punto le stalle d’Augia putrefatte nella coscienza dell’uomo, purificare col ventilabro scettico l’atmosfera che lo contamina e lo grava.

Ma so, pur troppo, che l’educazione del nostro cervello si fa poco a poco coll’esperienza scientifica. Fuori di lì non c’è salute. Se la scienza colle sue leggi non entra nell’educazione umana a chi domanderai tu la salute? Il cervello dei volghi contemporanei è, in gran parte, un cervello medievale. Guai a noi se non combattiamo per vincerne le resistenze: guai a noi se non vi deriviamo un concetto più sano della natura e della storia. Essi ci attireranno, presto o tardi, nella ruina propria, giacche l’ignoranza non si mantiene impunemente nelle plebi diseredate. Non t’accorgi della vendetta ben triste che fanno di noi da tanti secoli, arrestando il progresso della scienza? Chi ci lasciò la ragione inerte, dilombata, attonita per lungo silenzio? perchè siamo ancora impotenti di noi stessi? perchè ci manca la fierezza del vero e la virtù di trasmetterlo agli altri? perchè non trovi quella circolazione d’idee feconde delle quali ciascuno partecipi come d’un bene di tutti?

Te lo dirò io: la federazione dei cervelli nella vita profonda del vero non è ancora fatta, ed il nostro mondo intellettuale somiglia ad una nebulosa che non ritrovò per anco il proprio centro, intorno al quale si maturi l’articolazione piena ed organica delle sue forme. Fino a che la scienza non abbatta il suo pomerio aristocratico, non dilati le sue conquiste, non si comunichi a tutti i cervelli, il medio evo si starà, pur troppo, accampato in mezzo di noi con vergogna e con danno del nostro avvenire. La verità non si conquista per collocarla di sotto al moggio ma per dispensarla a que’ sciagurati che non la conoscono ancora. Quanta ingiustizia smezzare l’umanità in due parti l’una delle quali sia destinata a sapere tutto, l’altra a non sapere nulla! Noi concediamo pietosamente al volgo una religione qualunque come un giogo gettatogli sul collo, in nome di Dio, a ciò non si sollevi ad interrogare le cose; gli concediamo un premio nel cielo come uno scherno ai patimenti ineffabili della terra; gli facciamo aspettare una corona di gloria sui troni fantastici del regno di Dio, lasciandolo seminudo e spregiato alle soglie impenitenti degli Epuloni!

Apriamogli gli occhi sì ch’ei conosca il vero, ed ei troverà la salute ben meglio che nelle demenze ascetiche d’una fede che lo sposta dall’orbita propria, gli tronca i nervi dello spirito, lo anneghitisce sotto la verga papale. È un mondo sepolto che aspetta da noi la redenzione scientifica. Allarghiamo dunque il nostro cenacolo, moltiplichiamo gli apostoli, propaghiamo la verità; e non si pentiremo giammai d’averlo fatto; giacchè ogni nuova idea che germoglia dall’intelletto costituisce un’energia nuova che ristaura i danni patiti dalle religioni, ricircola per tutte le vie della vita, e s’imprime negli organi che la mantengono e la trasmettono nell’avvenire. So che tutti non entreranno nel tempio sereno del vero, perchè non tutti sono disposti a conquistarselo. Anche quì vincono i cervelli sani, i cervelli che riproducono in sè stessi la natura nelle sue parti più alte e più vere. Addio.

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