< Dal Misogallo (Alfieri, 1912)
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Epigramma VII
Sonetto XVIII Sonetto XXII

Epigramma VII.

29 decembre 1792.

Dan battaglie i Francesi giornalmente,
E le perdano, o vincan, poco importa;1
Ma ciò sol mi conforta,
4 (E in questo il loro Gazzettier non mente)
Che in tanta gente morta
Non mai de’ Galli un UOMO ucciso viene,
Alta prova evidente,
8 Che a morir l’UOMO, nascer pria conviene.2

  1. 2. Come avviene sempre, quando pretendiamo giudicare ottenebrati da spirito di parte, l’A. non vuol riconoscere che quelle riportate dai Francesi a Valmy il 20 settembre, a Jemappes il 6-9 novembre sieno splendidi e indiscutibili vittorie: ma piaccia o non piaccia, ripeteremo con un nostro poeta — quella ch’è storia non cangia mai.
  2. 8. «Molto mi dorrebbe di dovere con una nota schiaritoia stemperare quel poco sale, che forse può avere in sé quest’ultimo verso. Ma pure se lettore sí ottuso vi fosse, da abbisognarne, per quello sia scritta la seguente Parafrasi: «Che chi nasce bestia, non può mai morir uomo» (nota dell’A.). — A morir l’uomo, perché muoia l’uomo.


Note

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