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Questo testo fa parte della raccolta Rimatori siculo-toscani del Dugento

II

Prega Dio che lo liberi dal dolore che l’affanna.

Del dolor tant’è ’l soverchio fero,
che l’alma e ’l corpo e ’l core mio sostene,
che, lasso! qual fusseme piú crudero,
se ’l vedesse, cordoglio avria di mene.
Ahi Deo! perché fuste me piagentero,
donando voi me gioí’ con ogni bene?
Che però il dolor m’è troppo altero:
chi piú gioi’ ha, poi doglia li è piú pene.
Vorria ch’al vostro piacere piacesse
pietade, per merzé; sì che la doglia
mia crudel oramai tranquilla avesse.
Ed è ragion; ché ’l core ho in bona voglia,
corno di prima era, nelle duresse:
Padre pietoso, di pena lo spoglia.

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