< Della congiura di Catilina
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Gaio Sallustio Crispo - Della congiura di Catilina (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Vittorio Alfieri (1798)
XLIV
XLIII XLV

Ma gli Allobrogi, addottrinati da Cicerone, per mezzo di Gabinio adunandosi coi congiurati, richiedono un giuramento firmato da Lentulo, Cetego, Cassio, e Statilio, ostensibile ai lor cittadini; senza il quale mai potranno a un tanto passo risolverli. Essi, nulla sospettando, lo danno. Cassio inoltre promette trovarsi in breve negli Allobrogi; e alquanto prima dei Legati egli esce di Roma. Lentulo dà agli Allobrogi un Tito Volturcio da Crotona, perchè a Catilina guidandoli, con esso pria di ripatriarsi riconfermino con iscambievol fede l’alleanza. A Volturcio commette una sua propria lettera per Catilina, di cui ecco il tenore: «Qual io sia, da costui ch’io ti mando, il saprai. Riflettendo a quali estremi sii tu, il tuo virile coraggio rammenta: considera ciò che richiede il tuo stato; ed ajuto nessuno, nè dagli infimi pure, a sdegno non abbi.» Alla lettera aggiunge in parole: «Perchè sconsigliato foss’egli pur tanto, da non volere schiavi arruolare, quando il Senato lo avea giudicato nemico? In città essere ogni cosa disposta com’egli avea ordinato: non indugiasse d’avvicinarvisi.»

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