Questo testo è completo. |
Traduzione dal greco di Luigi Settembrini (1862)
◄ | 22 | 24 | ► |
23.
Protesilao, Plutone e Proserpina.
Protesilao. O signore, o re, o nostro Giove, e tu, o figlia di Cerere, non isdegnate una preghiera d’amore.
Plutone. Che domandi da noi? e chi se’ tu?
Protesilao. I’ son Protesilao, figliuolo d’Ificlo, Filacio, uno de’ guerrieri Achei, e il primo che morii presso Ilio. Vi prego che mi lasciate tornare in vita per brevissimo tempo.
Plutone. Cotesta dimanda, o Protesilao, la fanno tutti i morti: ma nessuno l’otterria.
Protesilao. Io non dimando di vivere, o Plutone, ma di rivedere la sposa mia, che nuova nuova io lasciai nel talamo, e mi misi in mare: e poi quando sbarcai, misero me, fui ucciso da Ettore. Io mi struggo d’amore per lei; io, o Signore, vorrei rivederla pure un momento, e tornarmene.
Plutone. Non bevesti l’acqua di Lete, o Protesilao?
Protesilao. Sì, o signore; ma la passione è troppa.
Plutone. Bene, aspetta: ci verrà ella a suo tempo, e non accade che tu vada sopra.
Protesilao. Ma l’aspettare mi crucia assai, o Plutone. Deh, tu fosti innamorato, e sai che cosa è amore.
Plutone. Ma che ti gioverebbe rivivere un solo giorno, e poi tornare alle stesse smanie?
Protesilao. Io la persuaderei a venirsene con me: e tu, invece di uno, riavresti due morti.
Plutone. Non è lecita questa cosa, e non è mai avvenuto.
Protesilao. Ricòrdati bene, o Plutone. Ad Orfeo per la stessa cagione voi concedeste Euridice, e deste la mia congiunta Alceste ad Ercole graziosamente.
Plutone. E vuoi così con cotesto teschio nudo e brutto comparire innanzi a quella tua bella sposa? E come ella ti si farà vicino, se non potrà riconoscerti? Ti dico che ella avrà paura, e fuggirà: e tu avrai fatto indarno tanta via.
Proserpina. A questo, o marito mio, tu puoi rimediare: comanda a Mercurio, che, come Protesilao giunge alla luce, lo tocchi con la verga, e lo rifaccia bel giovane come era quando entrava nel talamo.
Plutone. Giacchè così piace anche a Proserpina, sia costui rimenato su, e rifatto sposo novello. Ma ve’, ricòrdati, non più di un sol giorno.