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III.
AMORE NASCENTE
Chi sei, fanciulla amabile,
Che mi prometti amore?
Perchè quell’occhio i palpiti
Vorria scrutar del core?
Ratto è il desio, che all’anima
Di te si apprese: ignaro
Mi era finora; al calice
Bevea del dubbio amaro:
Ma se tu m’ami, a’ facili
Delirï, a’ cari affanni
Mi rivedrai sollecito
Tornar de’ miei verd’anni.
Segue il mattin più fulgido
La notte insonne e scura,
Sorride il sol dall’ultimo
Lembo della pianura:
Sorgo con esso, e a’ taciti
Campi ritorno... un caro
Augello canta, un agile
Farfalla vola, un raro
Fiore raccolgo... ah! un angelo
La vita mi fa lieta:
Sento cessar lo spasimo,
Mi sento ancor poeta.
Grazie, o vezzosa. Io l’anima
Muta nel duolo avea;
Non ha la vita un unico
Fiore, se amor nol crea,
Ma questo fior sì tenero
Presto avvizzisce e muore:
Virtù lo serba, e indocile
Alla virtude è amore.
Trema o fanciulla... io l’arbitro
Della tua vita?... Oh! cara,
A men fidar degli uomini
E di te stessa impara.
Arcana legge al facile
Mutar d’affetti impera.
Ratto ne’ petti instabili
Giunge l’amore a sera.
Ned io vorrò l’ingenua
Fede spogliarti, e in seno
De’ sozzi amplessi infonderti
L’orribile veleno...
Fuggimi, o cara, un aspide
Sotto il mio vel si cela:
Strappa la larva d’angiolo
E un demone si svela.