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XII


Dov’è, dolce mio caro, amato Figlio,
     Il lieto sguardo e la fronte serena?
     Ove la bocca di bei vezzi piena,
     E l’inarcar del grazioso ciglio?
5Ahimè! tu manchi sotto il fier periglio
     Di crudel morbo che di vena in vena
     Ti scorre, e il puro sangue n’avvelena
     E già minaccia all’Alma il lungo esiglio.
A ch’io ben veggio, io veggio il tuo vicino
     10Ultimo danno e contro il Ciel mi lagno,
     Figlio, del mio, del tuo crudel destino!
E il duol tal del mio pianto al cor fa stagno,
     Che spesso al tuo bel volto io m’avvicino,
     E nè pur d’una lagrima lo bagno.

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