< Elegie romane < II
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Gabriele D'Annunzio - Elegie romane (1891)
II - Il meriggio
◄ | II - In un mattino di primavera | III | ► |
IL MERIGGIO
Era un silenzio orrendo, lugubre: il più cupo che in terra
2sia stato mai. Le tombe tutte pareano aperte,
sotto quei cieli. Nulla viveva. Nessuna apparenza
4era terrestre, in quella luce infinita eguale.
Entro la sua gran chiostra di boschi il lago raggiava
6sacro aspettando la promessa vittima.
Ben eri tu, o Sole, a mezzo dei cieli alto, quando
8io la promisi! Tutto era silenzio.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.