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LE CITTÀ DEL SILENZIO.
rimini.
Aquila gli occhi dubbii al Fato avulse
col rostro e il diede al Sire che l’impulse
verso Roma sì cieco alle contese,
5in te non cerco i segni delle imprese
ma le tombe cui semplici ti sculse
pe’ i Vati e i Sofi quei che al genio indulse
pur tra il furor delle mortali offese.
Dormon gli Itali e i Greci lungo il grande
10fianco del Tempio, ove le caste Parche
sospesero marmoree ghirlande.
Ignorar voglio i nomi ed ascoltare
sol l’antico Pensier rombar nell’arche
come il Mar nelle conche del tuo mare.
urbino.
al monte, ove Coletto il Brabanzone
tessea l’Assedio d’Ilio, ogni Stagione
l’antica istoria tesse azzurra e rossa.
5E Guidubaldo torna dalla fossa
a tener corte, e tornano a tenzone
il Bembo e Baldassarre Castiglione,
Giuliano de’ Medici e il Canossa.
Ascolta Elisabetta da Gonzaga
10a fianco dell’esangue Montefeltro
poetar Serafino, il novo Orfeo;
o chiede la Gagliarda ond’ella è vaga,
ver lei musando l’armillato veltro,
al liutista Gianmaria Giudeo.
padova.
o Padova, in quel bianco april felice
venni cercando l’arte beatrice
di Giotto che gli spiriti disegna;
5né la maschia virtù d’Andrea Mantegna,
che la Lupa di bronzo ebbe a nutrice,
mi scosse; né la forza imperatrice
del Condottier che il santo luogo regna.
Ma nel tuo prato molle, ombrato d’olmi
10e di marmi, che cinge la riviera
e le rondini rigano di strida,
tutti i pensieri miei furono colmi
d’amore e i sensi miei di primavera,
come in un lembo del giardin d’Armida.
lucca.
che vaporano il viso ai poggi, o Serchio,
e la città dall’arborato cerchio,
ove dorme la donna del Guinigi.
5Ora dorme la bianca fiordaligi
chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio
del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio
forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi.
Ma oggi non Ilaria del Carretto
10signoreggia la terra che tu bagni,
o Serchio, sì fra gli arbori di Lucca
rosso vestito e fosco nell’aspetto
un pellegrino dagli occhi grifagni
il qual sorride a non so che Gentucca.