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Italia quanto ella è grande colmossi di maraviglia, quando vedeva D. Virginio Cesarini universale padrone delle scienze pure in quegli anni, ne quali sogliono cominciare gli uomini ad apprenderle; e veramente rare volte videsi quello, che ad ogni ora Roma soleva per lui vedere; ciò era un nobile giovinetto cinto di spada, ed in abito assai leggiadro azzuffarsi nelle letterarie contese con uomini maestri, e nelle scuole diventati tutti canuti; e per vaghezza lasciarli in forse del saper loro su quelle catedre, in cui dell’altrui dottrina soleano trionfare. Egli della filosofia fu espertissimo, della sacra teologia penetrò negli intendimenti più secreti, e niuna finalmente delle scienze gli fu straniera; la gentilezza delle lettere umane ebbe in sua balia; e nella poesia latina, verso la quale egli piegava l’animo, colse il pregio di ogni corona; la toscana non ebbe a vile, anzi in molte maniere scherzovvi dentro, ed avvegnacchè egli l’ingegno solamente trastullasse, fecelo per modo, che gli altrui studj appena adeguavano i suoi trastulli, e di tante e tanto ammirabili eccellenze egli adornossi di quà da trent’anni della sua vita; perciocchè quivi gli diede assalto una male conosciuta infermità, la quale non lasciollo al mondo, ma l’atterrò. Ora di personaggio sì fatto pare soverchio per onorarlo raccontare, ch’egli splendesse di nobiltà chiaramente, e che non gli venisse meno ricchezza, e che nella sembianza gli fiorisse singolare bellezza: in persona di cui l’anima non sfavillasse, apparirebbono questi splendori; ma in D. Virginio la chiarezza eterna dell’intelletto adombrò queste caduche faville. Non è già da porsi in silenzio, che tutte le genti il riverirono, e che sommi Pontefici il vollero appresso, e l’apprezzarono sommamente, e via meno è da tacersi, che il Romano Popolo, ed il Senato con pubblica pompa gli fecero esequie, e comandarono, che nel Campidoglio ne durasse sempiterna memoria. Quale fia dunque lo sconsigliato, che affissandosi in questo specchio non divenga vaghissimo di virtù, essendo certo che nella vita e nella morte ella ne accompagna con altissima pompa di onorevolezza, e ripone i nostri nomi nel tempio desiderato d’eternità?