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X.
Tu della via frequente il polveroso
Margine allieti d’alcun’ombra, e un dolce
Profumo, o generosa arbore, spargi
Da’ floridi corimbi ora che tutta
5L’affocata campagna arida anela.
Posa al tuo piede il mulattier, cui l’arsa
Canicola la cute ispida abbronza,
E ricreato canticchiando, i tuoi
Rami e i tuoi fiori con la frusta offende.
10Anche il monel, che scalzo in tra una nube
Di provocata polvere saltella,
A te fermasi incontro e con acuti
Sassi t’impiaga, come può, le braccia.
Piovono a' colpi gl’innocenti grappi,
15Cadon le cime tenerelle, e il suolo
N’è sparso intorno: del crudel balocco
Stanco alfine ei si parte; e voi, gentili
Spoglie nell’alto nate, offese e guaste
Sotto il piè di chi passa inaridite.
20Men dura sorte inver, non però degna
D’invidia al generoso, ha quell’arcigno
Rovo che là sopra l’avara siepe
Minaccevol s’attorce e i sassi abbranca:
Non uccel, non insetto a’ nudi stecchi
25S’accosta; ingrato ei vive sì, ma ingrati
Colpi ed oltraggi di mortali ignora.