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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER BON CAPO D'ANNO
Bbon capo-d’ajjo1 a llei, sora Maria.
Nun c’è arisposta? e cche vvor dì? vve fanno?2
Eh oggi s’ha da vive in alegria
E nnun pijjasse de ggnisun malanno.
Anzi, io volevo, per nun dì bbuscìa,
Che ffascessimo inzieme un contrabbanno;
Ché cquer che se fa oggi, sposa3 mia,
Poi se seguita a ffà ppe’ ttutto l’anno.4
Tutti li gusti hanno da èsse a ccoppia
In sto ggiorno; e inzinenta in paradiso
Se dà a li santi la pietanza doppia.
E pperchè er Papa ha mmesso er giubbileo?5
Perchè er bambin Gesù ss’è ccirconciso,
E ’r fijjolo de Ddio s’è ffatto ebbreo.
Roma, 24 dicembre 1832
- ↑ Capo d’anno, in modo scherzevole.
- ↑ Far le creste, le paturne, cioè avere il “mal umore.„
- ↑ Sposa (pron. colla o stretta) è il titolo d’onore che si dà a tutte le donne.
- ↑ Questa è l’opinione generale, che al principio dell’anno si debba fare di ogni cosa piacevole un po’, dappoicchè ciò nel primo giorno dell’anno si fa, e quello in tutti gli altri si prosegue.
- ↑ Su ciò vedi i sonetti...
Note
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