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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER PORTONE D'UN ZIGGNORE
Nu lo sai si cch’edè sta puzzolana,1
C’ha ccuperto de fanga mezzo mijjo?
È pperchè ll’antro jjeri sta puttana
De principessa ha ppartorito un fijjo!
Si ttu ppoi bbutti doppo la campana
Sur monnezzaro un granello de mijjo,2
Te spojjeno la casa sana sana,
E ssi rrughi3 te fotteno in esijjo.
Nun zerve cqua de mozzicasse er dito:
La legge4 è pp’er cencioso: e cche tte credi?
Annerà ssempre come sempre è ito.
Vedi mó ssi cche bbuggera! ma vvedi!
Perchè ssù la siggnora ha ppartorito,
Noi ggiù cciavemo da infangà li piedi.
Roma, 23 dicembre 1832
- ↑ Pozzolana.
- ↑ È in Roma una legge recente, per la quale non si possono gettare immondezze che di notte.
- ↑ Rugare, cioè: “rispondere arditamente, difendersi„, ecc.
- ↑ Pronunziato con entrambe le e aperte.
Note
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