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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
ER ZALE E LL'ANTRE COSE
Hai ’nteso in de l’editto1 si cche ggnocchi2
Fa ingozzà er Papa ar popolo fedele?
Che snerbature co’ ttutti li fiocchi3
Che mmanco se darìano a Ssammicchele?4
Mó vvò mmaggnà st’antri pochi bbajocchi.
Ma ggià, cchi ne la panza sce tiè er fele,
Nun ce vonn’antro che bbabbussi e alocchi
Per aspettasse che jje cachi er mele.
Te laggni! ma ssicuro che mme laggno,
E la bbocca che cciò5 nnun me la cuscio:
Ogn’editto che vviè, ssempre compaggno!
Eppoi, cosa te credi? co’ sto sfruscio6
De chiacchierate e dde gabbelle, un raggno,
Ch’è un raggno, nun lo cacceno dar buscio.7
Roma, 31 dicembre 1832
- ↑ Il famoso editto dell’aumento delle gabelle, state poco tempo prima disminuite dagli ultimi due antecessori del regnante Pontefice, e da Lui medesimo nelle peggiori circostanze dell’erario. Andò in vigore il primo giorno dell’anno 1833.
- ↑ Colpi, aggravi, ecc.
- ↑ Solenni.
- ↑ Casa di correzione per fanciulli.
- ↑ Che ci ho, che ho.
- ↑ Sciupinio.
- ↑ Non giungono al minore de’ successi: proverbio.
Note
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