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Questo testo fa parte della raccolta The Oxford book of Italian verse


E
RA in penser d’amor quand’i’ trovai

Due foresette nove:
               L’una cantava; e’ piove
               4Foco d’amore in nui.

          Era la vista lor tanto soave
               E tanto queta, cortese ed umile
               Ch’i’ dissi lor: ‘ Vo’ portate la chiave
               8Di ciascuna vertù alta e gentile.
               Deh! foresette; no m’abbiate a vile
               Per lo colpo ch’io porto:
               Questo cor mi fu morto,
               12Poi che ’n Tolosa fui.’
          Elle con gli occhi lor si volser tanto,
               Che vider come ’l cor era ferito
               E come un spiritel nato di pianto
               16Era per mezzo de lo colpo uscito.
               Poi che mi vider così sbigottito,
               Disse l’una che rise:
               ‘ Guarda come conquise
               20Forza d’amor costui.’
          Molto cortesemente mi rispuose
               Quella che di me prima aveva riso:
               Disse: ‘ La donna che nel cor ti puose
               24Colla forza d’Amor tutto ’l su’ viso
               Dentro per li occhi ti mirò si fiso
               Ch’Amor fece apparire.
               Se t’è grave ’l soffrire
               28Raccomandati a lui.’
          L’altra pietosa, piena di mercede,
               Fatta di gioco, in figura d’Amore,
               Disse: ‘ ’l tuo colpo che nel cor si vede
               32Fu tratto d’occhi di troppo valore,
               Che dentro vi lasciaro uno splendore
               Ch’i’ non posso mirare:
               Dimmi se ricordare
               36Di quegli occhi ti pui.’
          Alla dura questione e paurosa

               La qual mi fece questa foresetta
               I’ dissi: ‘ E’ mi ricorda che ’n Tolosa
               40Donna m’apparve accordellata istretta,
               La quale Amor chiamava la Mandetta:
               Giunse sì presta e forte
               Che ’n fin dentro a la morte
               44Mi colpir gli occhi sui.’
          Vanne a Tolosa, ballatetta mia,
               Ed entra quetamente a la Dorata:
               Ed ivi chiama che per cortesia
               48D’alcuna bella donna sia menata
               Dinanzi a quella, di cui t’ò pregata:
               E s’ella ti riceve,
               Dille con voce lieve:
               52‘ Per merzè vegno a vui.’

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