< Ercole (Euripide)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Euripide - Ercole (423 a.C./420 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1928)
Parodo
Prologo Primo episodio


Entra il Coro, comporto di vecchi compagni d’Anfitrione.

Strofe

Ai letti eccelsi, al talamo
senile, sul baston cercando appoggio,
simile a cigno dalle piume candide,
giunsi, cantor di querule canzoni.
Altro non siamo piú che ciance, e fatue
di sogni visïoni.
Pur, se tremulo è il corpo, è il cuore impavido.
O figli, orbi di padre! O vecchio misero,
e tu, misera madre,
che il tuo consorte lagrimi,
giú disceso nell’Ade!

Antistrofe

Il piede, e le tue vecchie
membra non affannar, siccome a ripida
rocciosa erta un corsier, che, sotto il carico
di roteante cocchio, al peso cede.
S’appigli al manto ed alla man, chi debile
sente mancargli il piede.
O vecchio, ed ora tu conduci il vecchio.

Compagni già nelle fatiche, giovani
l’armi stringemmo un giorno
coi giovani; e la celebre
patria non n’ebbe scorno.

Epodo

Vedete, a quella simile
del padre lor, terribile
fulge la lor pupilla.
Non v’è sciagura che su questi pargoli
non piombi; e pure in lor la grazia brilla.
Ahi, col morir di questi
fanciulli, di che validi
difensori stremata, Ellade, resti!


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.