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Esercitazioni filosofiche (Rocco) A i lettori

Santissimo e Beatissimo Padre,

E provido special effetto di Dio, alle importanti diversità de’ lini ordinar varii, distinti, i mezi per conseguirgli. All’intelligenza delle cose create (come non molto alla nostra umanità rilevante) ha ne i decreti naturali statuito il passaggio per via di fantasmi, in bona parte fallaci. Il conoscimento pur nostro ver Lui medesimo, diretto al suo culto, alla sua gloria, ed onde la somma della nostra salute dipende, non ha stimato convenevole fondarlo sopra basi sì frali; gli ha prefisso per fondamento la conoscenza infallibile del senso; è apparso per ciò verace Iddio in essenza di omo verace, sotto la cui real sembianza (compiti i misteri dell’umana redenzione, e trionfando ricondottosi alla regia del Padre celeste) in luogo di se stesso, con eterna legge immutabile, ha nella forma medesima lasciato fra noi chi con pari auttorità, da lui delegatagli, sostenga pienamente sua vece, talchè solo per mezo di questo può esser conosciuto senza errore ed adorato senza impietà. Quindi solamente s’entra ne i penetrali del Paradiso: chi pretende altronde l’ingresso, è ladro, che dalla beatitudine temerariamente pretesa cascherà nell’eccidio giustamente meritato. Il sacro tributo di religione, che deve ciascuno a Dio, avrà dunque qualità di sacrilegio esecrando, se da questo unico supremo rappresentante, Suo sommo sacerdote e legitimo vicario in terra, non sia per autentico riconosciuto ed approvato; saranno infausti i voti, abominevoli i sacrifici, empi i ministri, bugiardi i profeti, sordide le cerimonie ed i riti, profani gli altari ed i tempii, e contumeliose le preci ed i cantici, mentre siano dal suo santissimo volere discordi. Io per tanto, inutile ed umilissimo suo servo (nel cui petto con caratteri più indelebili dell’anima è radicato affetto purissimo di vera religione ed insieme d’incontaminata fede verso l’immaculata Sede Apostolica), dovendo per debiti grandi, infiniti, offerir queste mie povere fatiche, vestite di armi filosofiche e pietose alla Maestà Sua Divina, anco alla Santità Vostra (dalla inefabil Sua sapienza, non senza provisione di altissimi meriti, a beneficio universale del mondo esaltata al suo eccelso trono) con atto indistinto di riverentissima divozione in voto le presento e consacro. Degnisi a Sua imitazione gradir benignamente non la vil condizione dell’oblazione, ma la sincerità del mio cuore con l’estremo delle mie forze.


Di Venezia, li 7 Decembre 1633.


Della Santità Vostra


Fidelissimo e Divertissimo Servo


D. ANTONIO ROCCO.


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