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Ada Negri - Esilio (1914)
L'Uomo sepolto
Compagni di strada - I giacigli Compagni di strada - Speranza

L’UOMO SEPOLTO.

Miniera di Senghenydd.

Ottobre 1913.


Georg, biondo atleta: non udisti un rombo
sovra il tuo capo?... uno sparar di cento
cannoni, a un tratto?... — Ora, silenzio. — È spento
4il tempo. L’aria è come fuso piombo.


Pietre su pietre franano alle bocche
degli anditi. Ove sono i tuoi fratelli?...
Non ti vale dell’unghie far coltelli,
8nè, ruggendo, divellerti le ciocche



scomposte, nè cozzar con sanguinanti
membra contro la notte che t’acceca.
Di là nella stessa ombra sorda e cieca,
12son mille o più di mille agonizzanti.


Scagliansi in mucchio verso l’orifizio
distrutto, con feroci granfie il dorso
l’uno all’altro raspando, a pugno e morso
16fuggir primi tentando al gran supplizio:


ma fumo e fiamma indietro li ricaccia,
non v’è più strada non vi son più porte:
solo, e despota, il caos.... — Ma tu sei forte,
20Georg. — Taci. — Guarda la tua fine in faccia.




    Ricordi tu come sia fatto il cielo?...
    .... Grigio ora, e curvo sui sinistri pozzi
    della miniera; e un getto di singhiozzi
    24immenso, fino a quel livor di gelo.


    E donne e donne coi bambini in collo
    e al fianco, con irti aridi cernecchi
    di furie al vento; e infermi e storpi e vecchi
    28guatanti il mostro non ancor satollo....


    E invocano, che il mostro dal suo fondo
    vomiti all’aria le ingoiate squadre:
    e v’è fra essi la tua bianca madre,
    32Georg!.. V’è tuo padre. Hanno te solo al mondo.



    Le ossature dei pozzi han somiglianza
    di scheletri: il silenzio fa spavento
    più dell’urlo: nel livido sgomento
    36della folla ancor trema una speranza:


    ma non rende la bocca maledetta
    quel che inghiottì.... — Con gesto di flagello
    leva la folla come un sol coltello
    40le braccia, a testimonio di vendetta.


    ٭



    .... Georg, il corpo tuo grande si fa pietra
    fra pietre: e l’una e l’altre uguali stanno
    ormai nel tempo; e ciò che fu l’affanno
    44d’un’ora, è calma immota in ombra tetra.



    Ma non è morte, e non è tomba. Esiste
    sol la materia che caduche imagini
    di carne transustanzia entro compagini
    48sacre, irridendo alle querele triste.


    Tenebra di caverne, fulvo dorso
    di monte, erbosa immensità di piano,
    tutto non è che sedimento umano,
    52nè s’arresta Re Atomo in suo corso.


    E chi calchi l’orecchio sul fecondo
    solco, o lungo le vertebre del masso,
    sente il respir dei morti, che il trapasso
    56sciolse in vene d’occulto hùmus pel mondo.


    Georg, biondo atleta, umile eroe sommerso
    nell’ombra, a giorni effimeri perduto,
    a giorni eterni assunto, — io ti saluto: —
    60prima eri un corpo; ed or sei l’universo.

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