< Esilio < Levati, e cammina
Questo testo è stato riletto e controllato.
Ada Negri - Esilio (1914)
Più in alto
Levati, e cammina - L'arsura Levati, e cammina - I giardini

PIÙ IN ALTO.


Hai tu coraggio di salir più in alto
ancor, sino alle rocce irte del culmine?
Bada! Quei tronchi li ha schiantati il fulmine,
4che dentellò quei picchi di basalto.


Hai tu sìstole e diàstole sì forti
che non abbian, là, presso il ciel, paura
d’asfissia?... Bada! L’aria è così pura
8la sù, che uccide chi il suo cor vi porti.



Gettasti, veramente, nella fogna
la pupazza di cenci, incoronata
di carta d’oro e a gonna impastoiata,
12che fosti fino a ier, per tua vergogna?...


Sai tu bene che sia la solitudine
lapidaria, che sta fra terra e cielo
senza speranza?... e puoi, tu, di quel gelo
16farti una veste di beatitudine?...


Sei ben certa d’aver gettato ai sassi,
dietro le spalle, tutto, proprio tutto,
tanto che il mondo di te porti il lutto
20come se fossi, diaccia, fra quattr’assi?...


Padre e madre non più, nè creatura
nata da te, nè alcuno che ti tocchi
da presso, nè rimpianto che i ginocchi
24ti spezzi, nè desio di cosa impura?...



Allora va. Sul vertice più eccelso
della montagna, che somiglia un grido
pietrificato verso Iddio, tu il grido
28ritroverai del tuo soffrir più eccelso.


Ma antico quanto il mondo, e vano, o cuore
selvaggio, o monte intrepido, sarà
quel grido. E l’eco lo rimbalzerà
32di picco in picco, in van: — Perchè, Signore?...

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.