< Ester d'Engaddi
Questo testo è stato riletto e controllato.
Atto quinto
Atto quarto Note

Jefte. E al rito!...1
Ester.                     Andiam!
Jefte.                                         Nel consacrato nappo....
Ester. Il so, veleno stassi.
Jefte. E tu il berai!2


ATTO QUINTO.

Interno del tabernacolo.


SCENA I.

JEFTE E Leviti.


Jefte.3Compiute son le preci: ite: le porte
Ancor non si dischiudano, e la rea
A me adducete.4


SCENA II.

JEFTE.


                                   Eppure ondeggio! tutti
Del par son pusillanimi gli umani!
Lo ardite opre si pensano.... e al compirle
S’inorridisce: altera, abbietta schiatta!
Rimorsi? — no: d’amore è turbamento.
Fanciulla ancor già mi piacea. — Dipinta
È la virtù in quel volto — ignoto incanto
La virtù! dai veggenti in un derisa
Ed ammirata! — Antico, egregio sogno,

Onde, anche desio, uom si ricorda, e il brama!
Sogno! o se tal non fosse? — ecco; gli umani
Pusillanimi son! Jefte, infiacchito
Sei da vecchiezza, e perciò tremi. — Iddio?
Anch’io un tempo il pregava. Oh età felice
D’errori! il ver, tristo è guadagno, infame!
— Dessa? — io vacillo, parmi.


SCENA III.

I Leviti conducono ESTER velata.


Jefte.                                             Anco un istante
Seco favellar debbo.5
Ester.6                                   Ov’è Azaria?
Ch’io ’l veggia prima di morir.
Jefte.                                                        Proterva
Ancor sei tu? Vedi: la tazza è quella:
Questo il suol dove in breve, ahi! palpitante
Fra dolori atrocissimi, a’ miei piedi,
Pentita piangerai, ma troppo tardi.
Raccapricci.... il respir quasi ti manca....
Ti reggi a stento.... ancor pietà mi fai.
Qual prò di tua stoltezza? — Odi il lamento
Del picciolo tuo Abel: misero! ei chiama
La madre sua, nè più la vede: al figlio
La snaturata anteponea l’orgoglio!
Nè a quel fanciullo un padre avanza: e pianto
E rabbia struggon d’Azaria la vita:
Il figlio ei mira, e lo respinge; orrendi
Dubbi in lui forse....
Ester.7                                   Ah no! — taci! — oh barbarie
Mai non udita!
Jefte.                              A ciò tu non pensavi. —

Sii madre, e sposa, e figlia sii! Qual havvi
Per me ragion, quand’Ester più non viva,
Di perdonar le antiche ingiurie al fero
Eleazar? tuoi genitori abborre
Tutto Israello; apostati li chiama:
Strascinati al supplizio, eccoli! indarno
Da te speravan lor salvezza!
Ester.                                                       Ah basta !
A brani a brani il cor mi squarci: e quando
Ti fia mai noto che, la infamia tranne,
Io tutto scelgo? Infamia m’offri, o morte:
Morte dunque mi affretta!8
Jefte.9                                                  Il popolo entri.


SCENA IV.


I Leviti aprono la porta del Tabernacolo, ed entra il Popolo e con questo AZARIA. Tutti stanno a conveniente distanza dall'altare, vicino al quale è JEFTE accanto ad ESTER. I Leviti s’appressano all'altare. AZARIA ha presso di sè alcuni amici, che lo reggono e vegliano onde ei non turbi la cerimonia. All’entrare del Popolo, ESTER si è coperta col velo.


Jefte.10Ester, d’Eleazar figlia e di Sara,
(Reprobi entrambi, adorator dell’uomo)
Tribù di Beniamin, d’Azaria sposa,
Sospetto diè di vïolata fede
Al signor suo: questi a sgombrar tai dubbi
Interroga l’altar. Pria che lo spirto
Formidabil d’iddio tentarsi ardisca,
S’oda la voce d’Israel! — V’è alcuno
Che provar sappia di costei la colpa?
Tutto il popolo.
No!
Jefte.     Universale è il grido. E di costei

Attestar l’innocenza, evvi chi il possa?
— Ognun si tace?
Ester.                                   In cor ciascun l’attesta
La mia innocenza: e quel silenzio è lode
A conosciuta, irreprovevol donna.
Jefte.11Neghisi dunque, se attestar non puossi:
Io ve l’intimo, rispondete.12 In nome
Te l’intimo d’Iddio: parla, o Israello:
Attestar puoi?
Popolo.                              No.
Jefte.                                   Universale è il grido:
Interrogato esser vuol dunque il cielo.
(Un levita presenta al Pontefice un vaso d’argento, nel quale v’è l’offerta del marito prescritta dalla legge, cioè farina ordeacea.)


Jefte.13Questa è l’offerta d’Azaria!
(Due leviti sostengono Ester mentre il Pontefice va all’ara.)

Jefte.14                                                  Signore,
Dell’afflitto tuo servo il sacrificio
Gradito siati, e sulla terra adduca
(Dall’occhio tuo che tutto vede) il pieno
Conoscimento del cercato arcano.15
Come la donna, se con essa è fede,
Reca allo sposo suo gioia o salute,
Ma, se fè rompe, è del suo sposo angoscia....16
Polve così del tabernacol santa,
Che in questa tazza io mesco.... alla innocente
Pari, salute sii; pari alla rea,
Convertiti in dolore, e a lei sii morte!17
Padri, se alcuna delle figlie vostre,
(Ove sia rea d’Eleazar la figlia)

Si fèsse dell’esempio imitatrice,
Maledizion di Dio sovra il suo capo!
I padri.Maledizion di Dio!
Jefte.                                    Sposi, se alcuna
Delle compagne vostre il vile esempio
D’Ester seguisse (ov’Ester pur sia rea),
Maledizion di Dio sovra il suo capo!
I mariti. Maledizion di Dio!
Jefte.                                   Popol d’Engaddi!
Se l’accusata il sacro nappo a terra
Scaglia o non bee, del suo delitto è prova:
Maledizion di Dio sovra il suo capo!
Tutto il popolo.
Maledizion di Dio!
Ester.18                                   Popolo....
Jefte.                                                   Taci,
E adempi il dover tuo.
Ester.                                              Popol d’Engaddi,
Di favellare han gli accusati il dritto?
Tutto il popolo.
Si! si! favella!
Ester.                     (Onnipossente Iddio,
Dammi tu forza!) — Il nappo io non ricuso,
Abbenchè sappia che del ciel non l’ira,
Tratta da questo rito, a me dia morte,
Ma velen che il pontefice v’infuse.
Frenate il furor vostro: i pochi accenti
Liberi sieno di chi muor. S’io mento,
Se bestemmia è la mia, se in cor di Jefte
Non è irreligiosa anima atroce,
Che ardea per me d’iniquo amor, che tutto
Per sedurmi adoprò, che i sacri giorni
De’ miei raminghi genitor m’offerse
Pur ch’a suo infame intento io m’arrendessi,
Io stessa, io tutta la più fera invoco
Maledizion di Dio! crescano a mille
Per questa avvelenata onda ch’io bevo

I miei spasmi di morte! orrendi tanto
Mai patimenti a reo mortal squarciate
Non abbiano le viscere! e sotterra
Sia egual, maggiore, eterno il mio martire!
Azaria.Oh spavento! no, il reo così non parla:
Ester!19
Jefte.20          Che ardisci tu?
Ester.                                             M'affida Iddio
Che mia innocenza splenderà in Engaddi
Quando polve sarò. So che, inseguiti
Dagli sgherri di Jefte, a’ miei parenti
Poca speranza di salvezza è data.
Forse in sue mani, ahi! già cadeano: estinti
Già forse, a loro è tomba il cupo fondo
Irreparabil d’orrido dirupo,
Nè Engaddi mai di lor saprà! — ma Jefte
Tanti delitti da per sè non compie:
Non a tutti i suoi complici fia muta
D’ogni rimorso l’alta ora di morte:
Parleranno in quell’ora, attesteranno
Ch’era il genitor mio quello a cui diedi
Secreti accenti, e che immolata caddi
Senza delitto.
Azaria.                    Oh cielo! a me quel nappo!
Jefte.Ferma. E sì stolto alcuno evvi che ignori
La impudenza de’ rei?
Ester.                                             L’amara tazza
A ber son pronta; ma se il vero io dissi,
E palese saravvi, oh! allor vogliate
Espïar la mia morte (onde Israello
Contaminato fia) con una grazia!
Popolo.Sì, sì!
Ester.          L’odio crudel che in voi trasfuso
Il pontefice avea contro al mio padre,
Per amor mio, deh! cessi allor. Potrebbe
Di Jefte ai lacci esser fuggito: il pio
Amor paterno il trarrà forse allora

Colla piangente canuta mia madre
A cercar qual terren l’ossa ricopra
D’Ester loro infelice: ah, niuno avventi
Contro a que’ vecchi miseri le pietre!
Vicino al mio sepolcro abbiano asilo
E compianto da voi!
Popolo.                                        Sì! sì!
Ester.                                                  Contenta
Muoio, o Israello, e ti ringrazio. Aggiungo
Sol breve prece: un dì Azaria m’amava....
In lui potria molto il dolore.... ah vegli
Ciascun di voi sopra i suoi giorni!
Azaria.21                                                            Indarno
Mi trattenete. Baldanzoso è l’empio
Finchè lungi sta morte: all’innocente
Sol quel linguaggio appresso a morte è dato.
Ester, deponi quella tazza, a terra
Scagliala!
Jefte.                E fia provato indi il delitto.
Azaria.22A me, a me dunque! e se veleno è in essa,
Se un traditor Jefte mai fosse, il mio
Morir lo attesti!
Ester.                          Oh ciel! ferma.23 — Ecco a terra
Scagliarla or posso.24
Azaria.25                              Jefte! Parla!... errante,
Costernato è il tuo sguardo.... impallidisci....
Respiri appena!... ahi! di nefanda colpa
Segni sarien? Pontefice! tanti anni
Di santo nome, anni sarien di scherno,
D’esecranda impostura?
Jefte.26                                             Oh sacrilegio!
Così s’oltraggia del Signor gli eletti?

Sì.... dallo sdegno.... nelle fauci tronca
M’è la parola....
Ester.                              Dal terror, dal grido
Di lacerata coscienza. — Oh sposo! .
Credi alla voce che a me alfin ti piega,
E se altra prova anco non sorge ....
Eleazaro. (All’entrata del Tabernacolo.)27                                                            Il passo
M’aprite! il passo!
Jefte.                                             Qual tumulto?


SCENA ULTIMA.

ELEAZARO, e seco un Levita prompono sino all'altare.


Eleazaro.                                                            Il rito
Scellerato sospendasi! È innocente!
Eleazaro io son! — Mia figlia!
Tutti.                                                  È desso!
Provvido ciel, grazie ti rendo!
Jefte.                                                  Oh rabbia!
Azaria.Eleazaro! — sposa! — Onnipossente
Dio, non punirmi! deh, ch’io la racquisti!
Eleazaro.28Son io: il proscritto fratel vostro. In fuga
Di balza in balza io andava, e d’ogni parte
Gente vedea che m’inseguia: l’antica
Mia consorte agli affanni, alla stanchezza
Non resse: per accòrre in pace almeno
L’ultimo suo sospiro, entro un covile
Io sosto, e muor la sventurata....
Ester.                                                            Oh madre!
Eleararo.29E in quel punto, sorpreso ecco mi véggio
Da un levita che il brando alza, e pel crine
M’afferra. «Muori» ei grida: e in un, commosso
Dallo spettacol dell’estinta donna

E dalla mia canizie, ei si sofferma,
Ondeggia, trema: indi più in lui d’Iddio
Potendo il cenno che di Jefte il cenno,
A’ miei piedi si prostra, e orrende cose
Del traditor pontefice mi narra:
E dal suo nobil pentimento io tratto
A gran fretta qui sono, onde far salva
La calunniata mia misera figlia.
Oh gioia!
Jefte.                    Oh Natan vile!
Eleazaro.                                             E tu, Azaria,
Potevi?
Azaria.                    Orror, pietà, tremendo affanno,
Furor mi premon si.... che fuor di senno
Quasi.... — Di saper tremo.... Ahi Jefte, il nappo?
Ester.Dubbio è in te ancor? veleno era!
Eleazaro.                                                       Ahi me lasso!
Ester.Già la rodente forza entro il mio petto
Spiegasi tutta.... Ah! dolorosa a un tempo
E dolce emmi la morte.... Udir mia voce
Possa il popolo ancora. — O Israeliti,
Io vi rammento la promessa: ad Ester,
Che rea non era, il genitor si doni.
Rispettate i suoi giorni; altra è sua legge,
Altre le preci, ma sol uno è il Dio!
Popolo.Fratello nostro Eleazar! fia salvo!
Morte a Jefte!
Ester.                              Azaria, tu in disperato
Pianto ti sciogli.
Azaria.                                   Io l’empio son!
Ester.                                                            No: il cielo
Così volea perchè svelata fosse
L’iniquità d’un suo non ver ministro,
E pace avesse il padre mio. — Gli estremi
Miei preghi.... deh, non sien da te respinti!
Vivi pel figlio mio.... per questo afflitto
Deserto vecchio! Al pargoletto reca
Il benedir materno e i dolci amplessi

Ultimi.... Oh sposo! oh padre!... almen tra voi....
Amata.... io muoio! E la novella legge....
Eleazaro.Sì, figlia!...30 — Ella spirò!
Popolo.Jefte s’uccida!
Jefte!
Azaria.A me, scellerato, a me il tuo infame
Sangue s’aspetta. Muori!31
Jefte.32Oh questi strazi
Avesser termin colla morte!... Ahi, veggio
Or l’eterno avvenir.... ch’io non credea!
Oh supplizi! oh terror!
Azaria.Caduto è l’empio;
Ma chi alla mia innocente Ester la vita
Rende? — Amata mia sposa! Ester!33
Eleazaro.Esausti
Son tuoi strali, o Signor! Ah, in me vibrasti
Ultimo il più crudel! nulla al tuo servo
A soffrir resta; or toglilo alla terra!34

  1. Prendendola per un braccio.
  2. La conduce furibondo alle guardie che si avanzano e la traggono con esse. Cala il sipario.
  3. È prostrato dinanzi all'altare, mentre i Leviti in piedi stanno intorno a lui, avvolti anche essi in tacito preghiere: dopo qualche tempo il pontefice s'alza.
  4. I Leviti partono.
  5. Fa cenno ai Leviti, i quali si ritirano.
  6. La sua voce è commossa; malgrado la forza ch’ella vuol farsi, è in lei quell’abbattimento e quel tremore che l'avvicinarsi della morte cagiona.
  7. Colla massima ambascia.
  8. Con risolutezza.
  9. Ad alta voce ai Leviti.
  10. Prende Ester per mano, s’avanza un passo verso il Popolo, le toglie il velo, e additandola a tutti, parla con voce solenne.
  11. Al popolo.
  12. Silenzio.
  13. Riceve il sacro vaso, lo innalza, prende una mano d’Ester, la pone sull’offerta, e dice al Popolo.
  14. Prende dal vaso un pugno di farina, la getta sul fuoco che arde sull’ara, e pronunzia con lenta gravità questa preghiera.
  15. Pausa — Si rivolge al Popolo, e parla sempre con accento rituale.
  16. Prende con due dita un po’ di terra appiè dell’ara.
  17. Torna ad Ester, e la presenta al Popolo.
  18. Riceve la tazza, si fa forza, e vuol parlare alla moltitudine.
  19. Vien trattenuto distante da lei.
  20. Ad Azaria.
  21. Dibattendosi fortemente.
  22. Sciogliendosi da chi lo trattiene.
  23. Beve.
  24. La getta, onde Azaria che vorrebbe prenderla non gusti il veleno.
  25. Guarda con terrore e con affanno or gli uni or gli altri, e soprattutto Ester e Jefte.
  26. Mal dissimulando la sua terribile agitazione.
  27. Grida improvvisamente, mentre il terrore teneva tutti immobili.
  28. Tenendo abbracciato la figlia, parla al Popolo.
  29. Accennando il Levita che lo ha accompagnato.
  30. Silenzio.
  31. Lo svena.
  32. Con voce di spavento e di disperazione.
  33. Si getta a terra abbracciando desolatamonte l’estinta.
  34. Cade il sipario.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.